domenica 18 aprile 2010

Isola di Nagual

Sabato mattina ore 6.00 siamo partiti per l’Isola di Nagual. Non è un’avventura in mezzo al mare ma è stata comunque un’avventura. Arrivati con l’auto al parcheggio consigliato dalla guida abbiamo guadagnato a fatica e sudore l’attacco salendo su sentiero e ghiaione finale. Parte Stefano su un diedro poi gradoni, raggiunge tranquillamente la sosta su passaggi di IV. Lo raggiungo e riparto in alternata su un diedro molto più ripido, a vederlo è molto impegnativo. La guida lo da A0 ma la tecnica di approccio sarebbe stato A1 con staffe anche se i chiodi erano molto vicini. Le staffe non le avevamo quindi ci siamo adattati con dei cordini lunghi e proprio in questo punto volano gli occhiali da sole che si fermano per un attimo sul mio piede e poi cadono giù sotto di me; fa sempre uno strano effetto qualcosa che ti scivola giù in montagna, non tanto per il valore dell’oggetto ma perché ti fa pensare al peggio, ad una parte di te che si stacca, comunque, come si dice, meglio gli occhiali che io. La parte difficile è stata staccarsi dall’artificiale e riprendere in libera su movimenti di V per 3 lunghi metri e finalmente sosta. Stefano mi raggiunge come se si stesse muovendo in camera sua con le pantofole, bene, significa che si trova a suo agio e questo mi da sostegno morale ed ho pensato che in certe vie è molto importante avere il compagno giusto. Riparte muovendosi sul VI, non banale ma il tiro è breve di fatti il 2° e il 3° tiro si potevano concatenare. Lo raggiungo evitando un punto difficile passando 1 metro più a sinistra di dove era passato lui abbassando il passaggio di 1 grado. Quando lo dico a Stefano stenta a crederci, di fatti aveva fatto molta fatica in quel punto. Risalgo a destra su un diedro di blocchi instabili (tv da 19 o 21 pollici) non difficile ma neanche sicuro, controllo con cura di non scaricarli di sotto. Raggiunto dall’amico di corda prosegue dandomi il cambio di primo di cordata, ancora una volta stacca dalla sosta su un tratto difficile soprattutto nella seconda parte e quando ripercorro i suoi passi mi rendo conto della difficoltà di risolvere il tratto. Al cambio Stefano è contento di cedermi il posto ed io di prenderlo. Riprendo su 2 pareti ad angolo, una grigia e l’altra gialla e si elevano verso l’alto fino a sembrar toccare le nuvole tanto era alto dandomi forti emozioni, quasi un’invitante varco per il cielo. Stefano mi vede così emozionato che mi lascia tracciare anche il tiro successivo che prosegue similmente e lineare al precedente; questo è forse il tratto più bello della via: un susseguirsi di movimenti sinuosi con il corpo fatto di opposizioni e bilanciamenti con vuoto sopra e sotto su V sostenuto e continuo: “Come se fosse una danza” dirà poi Stefano. Sono in sosta appesa e tanto per cambiare tocca a Stefano un tiro difficile: strapiombante A0 continuo (reale stavolta), tutto di braccia ed un altro diedro. Dalla sosta sembrava facile ma quando provo personalmente mi impegna molto e arrivato in sosta espongo i complimenti al mio compagno. Prendo nuovamente da primo per l’ennesimo diedro fin sotto un tettino interessante e qui prendo una botta forte al gomito che mi informicola la mano tanto da non riuscire ad appoggiare la mano per proseguire; aspetto che mi passi un po’ con le gambe in opposizione in atteggiamento scomodo poi sosta comoda 3 metri a destra. Qui la via vera e propria finisce e cominciamo a cercare la doppia sulla via vicina Baci di Carta, intanto comincia una pioggerellina che ci rinfresca, ma non riusciamo a trovare il punto di discesa. Tutt’intorno è una frana e non è facile muoversi, continuiamo quindi per uscire un po’ più su sul bosco tenendoci più o meno sicurezza a seconda dei punti. Una volta trovato il bosco cerchiamo di interpretare la guida senza riuscirci, andavamo un po’ “a naso” cercando di puntare al fantomatico sentiero (almeno fino a quel momento) che porta al Pian della Paia. Tracce di boscaioli, animali e altri disavventurieri ci avevano portato solo a balzi nel vuoto o pareti da superare scalando, scegliendo il menopeggio arrampichiamo su una breve placca con fogliame (molto scivoloso) e continuando intuitivamente riusciamo dopo 30 minuti buoni a raggiungere il sentiero. Dopo 2 ore (quasi di corsa) avevamo aggirato tutta una serie di pareti per giungere alla macchina. Continuo a guardare il diedro scalato poco prima e mi piace l’idea che l’abbiamo fatto noi, sono orgoglioso di questo. Mentre mettiamo via il materiale manca all’appello un paio di occhiali ed un rinvio perso chissà dove, guadagnato un cordino trovato all’attacco e un diedro che continuo a guardare finché la valle me lo permette. Siamo stanchi ma che ci importa: domani è domenica e la via è fatta, onore e rispetto a Nagual che non ha egual.

2 commenti:

Andrea ha detto...

Complimenti ragazzi...ormai si può dire che sulla roccia siete diventati la punta di diamante del GASP....!!! Gran bella via, mi sono guardato anche la relazione! Ormai però sta diventando una costante non tanto piacevole che un rinvio resti in via...!!! Grandi ragaaaa....a presto!

Stefano ha detto...

Bellissimo il racconto, ben detto, descrive esattamente le emozioni provate sabato. Devo dire che ancora oggi, al lavoro, ogni tanto continuavo a ripensare all'avventura di Sabato. Grande via, una delle più belle che abbia mai fatto, grande linea logica su per i diedri in mezzo agli strapiombi, grande esposizione (nel penultimo tiro, guardandomi tra le gambe vedevo gli alberi del bosco di sotto). Grande soddisfazione, anche perchè la via è alpinistica, senza spit, ma ben chiodata o comunque ben proteggibile. E infine grande compagno e grande amico a Silvan, ottimo e sicuro nell'arrampicata e nelle protezioni, quanto assiduo nell'infondermi il giusto entusiasmo. e' proprio vero che a volte il compagno giusto fa la differenza! Grazie per avermi visto "camminare in pantofole" sul secondo tiro... diciamo che forse mascheravo bene lo sforzo. E sul secondo tiro in diedro non ti ho fatto passare perchè ti vedevo emozionato, ma perchè avevo ancora nelle braccia e nella testa il tiro fatto da primo :-D Grazie anche per aver capito, fatta la via, che avevo fretta di tornare a casa, e aver rinunciato a birra e panino alle placche in favore dei miei bagigi trangugiati in autostrada.... Infine un grazie a Licia, la via di sabato è un regalo anche suo. In ogni caso una via che, seppure breve, ha lasciato un segno positivo e permette di intravedere nuovi orizzonti da raggiungere insieme. Alla prossima avventura, saluti a tutti! Stefano

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