Ancora ad Arco, ancora
in parete San Paolo, ancora con Francesco, ancora su una via difficile (almeno
per me), ancora da secondo su una cordata a tre, insieme con me Valerio.
Ultimamente mi trovo su vie, dove riesco a testare a fondo le mie capacità
grazie al primo di cordata che m’incoraggia ad osare di più. La via è una linea
logica che vince con grandi soddisfazioni la parte più alta della repulsiva
parete San Paolo. Sin dai primi tiri mi muovo piano e delicato, guardo giù e mi
sembra impossibile di essere passato poco prima di sotto tanto è verticale. I
punti più difficili sulla relazione sembrano riuscire, altri posti invece mi
fermo un po’ per capire come passare: una parolaccia non basta per giustificare
un A0, quasi un’ammissione di colpa. Scarpette che si spalmano sul calcare
cercando di aderire sulle rugosità presenti, dita che palpano la superficie
scoprendo presette e reglette che l’inclinazione dell’occhio troppo vicino alla
parete non riesce a vedere. E’ un’arrampicata diversa da quella che sono
abituato, a volte gli occhi mi ingannano giurando che non posso passare, non è
vero, c’è ancora qualcosa per far presa e passare oltre. Ancora una volta
guardo giù ed è ancora più impressionante di prima, cade un sassetto e resta
nel vuoto quasi fino a terra. Riesco a spaccarmi la pelle di un dito su una
rugosità, per fortuna non mi da fastidio e continuo come se non fosse successo
niente, senza dar peso alla cosa. Valerio mi accompagna da buon consigliere
proponendomi movimenti dove la difficoltà si fa sentire, il nostro leader
invece continua a farsi dare corda costantemente, sembra stia raccogliendo
soldi per la strada e qua e la vede il bottino, si ferma lo stretto necessario
per raccoglierlo e prosegue oltre. Questa via rispetto alle sorelle vicine
presenta qualche tiro in più, usciamo un po’ più tardi del solito, il vento si
è alzato, comincia a cambiare il tempo e in giro stranamente non c’è nessuno,
di solito col bel tempo in parete c’è movimento, solo una cordata si intravede
ancora a metà parete, sono fermi forse stanno giustamente meditando di scendere
in doppia. Siamo ormai dai Bressan, un locale che dire tipico è riduttivo, con
un arredamento che si è fermato nel tempo insieme ai suoi gestori e ai prodotti
offerti. Chiudo gli occhi e mi rivedo in via nei momenti più intensi e già ho
nostalgia della parete ma son contento di essere al caldo a rifocillarmi, sento di essere stanco, intanto ci raccontiamo
le nostre emozioni mossi da un obiettivo comune che ci obbliga a pensare ed
agire con una mentalità ottusa che ha come filo conduttore l’arrampicata e un’altra
“ombretta” di vino intanto ravviva sui nostri volti la contentezza del nostro
vissuto.
Semper Ad Altum