mercoledì 6 febbraio 2013

Via Athene

Ancora ad Arco, ancora in parete San Paolo, ancora con Francesco, ancora su una via difficile (almeno per me), ancora da secondo su una cordata a tre, insieme con me Valerio. Ultimamente mi trovo su vie, dove riesco a testare a fondo le mie capacità grazie al primo di cordata che m’incoraggia ad osare di più. La via è una linea logica che vince con grandi soddisfazioni la parte più alta della repulsiva parete San Paolo. Sin dai primi tiri mi muovo piano e delicato, guardo giù e mi sembra impossibile di essere passato poco prima di sotto tanto è verticale. I punti più difficili sulla relazione sembrano riuscire, altri posti invece mi fermo un po’ per capire come passare: una parolaccia non basta per giustificare un A0, quasi un’ammissione di colpa. Scarpette che si spalmano sul calcare cercando di aderire sulle rugosità presenti, dita che palpano la superficie scoprendo presette e reglette che l’inclinazione dell’occhio troppo vicino alla parete non riesce a vedere. E’ un’arrampicata diversa da quella che sono abituato, a volte gli occhi mi ingannano giurando che non posso passare, non è vero, c’è ancora qualcosa per far presa e passare oltre. Ancora una volta guardo giù ed è ancora più impressionante di prima, cade un sassetto e resta nel vuoto quasi fino a terra. Riesco a spaccarmi la pelle di un dito su una rugosità, per fortuna non mi da fastidio e continuo come se non fosse successo niente, senza dar peso alla cosa. Valerio mi accompagna da buon consigliere proponendomi movimenti dove la difficoltà si fa sentire, il nostro leader invece continua a farsi dare corda costantemente, sembra stia raccogliendo soldi per la strada e qua e la vede il bottino, si ferma lo stretto necessario per raccoglierlo e prosegue oltre. Questa via rispetto alle sorelle vicine presenta qualche tiro in più, usciamo un po’ più tardi del solito, il vento si è alzato, comincia a cambiare il tempo e in giro stranamente non c’è nessuno, di solito col bel tempo in parete c’è movimento, solo una cordata si intravede ancora a metà parete, sono fermi forse stanno giustamente meditando di scendere in doppia. Siamo ormai dai Bressan, un locale che dire tipico è riduttivo, con un arredamento che si è fermato nel tempo insieme ai suoi gestori e ai prodotti offerti. Chiudo gli occhi e mi rivedo in via nei momenti più intensi e già ho nostalgia della parete ma son contento di essere al caldo a rifocillarmi,  sento di essere stanco, intanto ci raccontiamo le nostre emozioni mossi da un obiettivo comune che ci obbliga a pensare ed agire con una mentalità ottusa che ha come filo conduttore l’arrampicata e un’altra “ombretta” di vino intanto ravviva sui nostri volti la contentezza del nostro vissuto.

Semper Ad Altum