sabato 15 giugno 2013


Ceneri nel Vento

 Finalmente vedo Campogrosso libero da neve e la voglia di salire lì da qualche parte si fa sentire. La via scelta è Ceneri nel Vento che oltrepassa centralmente il Baffelan superando un repulsivo strapiombo nella parte alta del tracciato. I tiri di corda sono delle belle placche impegnative fino al sesto grado, anche se la roccia non è delle migliori, tant’è che anche tastando bene la roccia, si è levato un pezzo dove avevo il piede d’appoggio restando appeso con un braccio, per fortuna su presa buona e da primi di cordata non è mai bello. Poi si arriva al tetto strapiombante: da sotto fa veramente impressione, non viene subito la voglia di oltrepassarlo, pensavo che era meglio dare ascolto ai Rampegoni che consigliavano di uscire per la più facile Carugati o la Carlesso deviando alla cengia appena oltrepassata. Ma la voglia di passare con le staffe portate appositamente è più forte e con la pazienza del buon Stefano, impiego 40 minuti buoni per fare 25 metri ma con grande soddisfazione esco sopra lo strapiombo su sosta comoda con i sentimenti di chi ha conquistato un 8000. Stefano mi raggiunge velocemente smontando gran parte del mio ego così difficilmente conquistato, mi rendo conto che le staffe non sono il mio forte, comunque la via vale la pena di farla per questo tratto così adrenalinico. L’ultima parte me la devo ricordare a fatica solo per riportarli in questa traccia, rimossi quasi completamente per la pericolosità; l’ultimo tiro su 45 metri ho potuto assicurarmi solo su 3 punti saldi, uno dei quali era una fettuccia su una radice di mugo. Gli ultimi 10 metri mi sentivo come un gatto che vuole risalire uno scivolo per bambini, a gattoni tra erba e sassi in forte pendenza, poi finalmente la croce sommitale e, come un convertito, abbraccio la croce salda sulla roccia e mi assicuro su di essa in tutti i sensi con un ringraziamento. Quando qualcuno parlerà di friabile d’ora in poi avrò un nuovo riferimento: l’ultima parte della via Ceneri nel Vento.
 
Semper ad altum.

lunedì 3 giugno 2013

DIEDRO MANOLO

Dopo molto tempo finalmente io e Silvan ci mettiamo d'accordo per fare questa via... Tanto aspettata e desiderata... Un po' emozionati quando parcheggiamo la macchina partiamo alla ricerca dell'attacco che stranamente troviamo subito e senza grossi problemi...la parete era stupenda davanti ai nostri occhi e individuata la via siamo partiti convinti.
roccia quasi sempre ottima...il tetto impegnativo ma il mago lo supera bene e continua proteggendo di qua e di la ad andare su da primo come un fulmine... Il diedro uno spettacolo davvero, impegnativo ma di grande soddisfazione i movimenti mai uguali, sempre alla continua ricerca del passaggio, sempre a spingere sui piedi e toccando tutta la roccia nella sua bellezza...
Una via molto particolare, di gran bellezza sia per la linea di salita che per i diversi movimenti e di fantasia che richiede....
Una cordata bella fatta dai rossi che hanno scalato proprio bene, concentrati ma divertiti dalla via!!
grazie Silvan un regalo inaspettato bellissimo!!alla prossima.


Scritta da Laura e postata da Silvan.

lunedì 25 marzo 2013


L’amante
Questo sabato sono tornato da lei, mi aspettava. Mia moglie a volte scoppia in scene di gelosia ma si è rassegnata: ha capito che senza di lei vivo solo a metà. Alta, bella, linee sinuose, la sfioro e non vorrei essere volgare ma mi piace scoprirla soprattutto nelle sue fessure laddove il palmo riesce a trovare incavi o, dove la mano si appoggia bene. E’ molto lunatica, col brutto tempo diventa irascibile e repulsiva, meglio stargli lontano quando piange, ma col bel tempo cambia tutto si veste di colori sgargianti, solare e radiosa,  ha una luce diversa e t’invita a starle appresso, s’instaura un bel filing personale, amabile con le prime luci del mattino e della sera. Ho notato che col bel tempo altri la frequentano e gli stanno vicino ma il mio rapporto con lei, unico e pur sincero, mi permette di non essere geloso. Quando sto con lei il tempo passa velocemente, tutto il resto perde di valore, non mi interesso più di niente se non di cogliere tutto il meglio che mi offre anche involontariamente, mi dimentico anche di mangiare. Pretende che io abbia un’etica, delle regole, che la rispetti; a volte devo essere delicato e a volte irruento, un passo alla volta, è un lavoro continuo che si capisce e si perfeziona pian piano. Ogni volta che mi allontano da lei mille sono i pensieri e già la nostalgia che mi prende e mi fa promettere il ritorno: “A presto mia bella parete rocciosa, sarò a breve nuovamente tra le tue grazie ”.

Semper ad altum

mercoledì 6 febbraio 2013

Via Athene

Ancora ad Arco, ancora in parete San Paolo, ancora con Francesco, ancora su una via difficile (almeno per me), ancora da secondo su una cordata a tre, insieme con me Valerio. Ultimamente mi trovo su vie, dove riesco a testare a fondo le mie capacità grazie al primo di cordata che m’incoraggia ad osare di più. La via è una linea logica che vince con grandi soddisfazioni la parte più alta della repulsiva parete San Paolo. Sin dai primi tiri mi muovo piano e delicato, guardo giù e mi sembra impossibile di essere passato poco prima di sotto tanto è verticale. I punti più difficili sulla relazione sembrano riuscire, altri posti invece mi fermo un po’ per capire come passare: una parolaccia non basta per giustificare un A0, quasi un’ammissione di colpa. Scarpette che si spalmano sul calcare cercando di aderire sulle rugosità presenti, dita che palpano la superficie scoprendo presette e reglette che l’inclinazione dell’occhio troppo vicino alla parete non riesce a vedere. E’ un’arrampicata diversa da quella che sono abituato, a volte gli occhi mi ingannano giurando che non posso passare, non è vero, c’è ancora qualcosa per far presa e passare oltre. Ancora una volta guardo giù ed è ancora più impressionante di prima, cade un sassetto e resta nel vuoto quasi fino a terra. Riesco a spaccarmi la pelle di un dito su una rugosità, per fortuna non mi da fastidio e continuo come se non fosse successo niente, senza dar peso alla cosa. Valerio mi accompagna da buon consigliere proponendomi movimenti dove la difficoltà si fa sentire, il nostro leader invece continua a farsi dare corda costantemente, sembra stia raccogliendo soldi per la strada e qua e la vede il bottino, si ferma lo stretto necessario per raccoglierlo e prosegue oltre. Questa via rispetto alle sorelle vicine presenta qualche tiro in più, usciamo un po’ più tardi del solito, il vento si è alzato, comincia a cambiare il tempo e in giro stranamente non c’è nessuno, di solito col bel tempo in parete c’è movimento, solo una cordata si intravede ancora a metà parete, sono fermi forse stanno giustamente meditando di scendere in doppia. Siamo ormai dai Bressan, un locale che dire tipico è riduttivo, con un arredamento che si è fermato nel tempo insieme ai suoi gestori e ai prodotti offerti. Chiudo gli occhi e mi rivedo in via nei momenti più intensi e già ho nostalgia della parete ma son contento di essere al caldo a rifocillarmi,  sento di essere stanco, intanto ci raccontiamo le nostre emozioni mossi da un obiettivo comune che ci obbliga a pensare ed agire con una mentalità ottusa che ha come filo conduttore l’arrampicata e un’altra “ombretta” di vino intanto ravviva sui nostri volti la contentezza del nostro vissuto.

Semper Ad Altum

domenica 27 gennaio 2013

Pilastro Themis


Era da un po' di tempo che non scalavo con Stefano e visto che tutti e due da un po’ non arrampicavano, avevamo scelto di fare una via facile: "Caldo Inverno" sulla parete San Paolo ad Arco. In qualche modo si è aggiunto a noi anche l'amico Francesco che in piena attività da climber, non ho ancora ben capito come, ci ha convinti a seguirlo si alla parete San Paolo ma sulla via "Pilastro Themis" che a suo dire doveva essere circa mezzo grado in più della nostra scelta. E’ come andare al mercato convinto di comprare mandarini e tornare a casa con le arance. Già dal primo tiro si capisce che la via per noi  dura e siamo contenti di essere da secondi lasciando andare avanti lui da primo di cordata. Anche se le corde sono dall'alto (quindi in massima sicurezza) i passaggi si fanno sentire, è anche vero che in palestra mi sono allenato ma in ambiente la difficoltà promessa da Grill (primo apritore) c'è tutta. Nei punti critici la roccia è liscia, le scarpette anche se nuove non aderiscono al massimo e in qualche punto devo aiutarmi attaccandomi al rinvio per sicurezza. La via continua sostenuta e le soddisfazioni non mancano: verticalità, strapiombi e tetti sovrastanti ci accompagnano lungo tutto l'itinerario. Il traverso al penultimo tiro mi impegna particolarmente: sono attaccato ad un cordone di via lungo un metro in "A0" e non riesco ad arrivare al prossimo spit per 20 centimetri; tacche per le mani inesistenti, faccio circa una decina di tentativi per raggiungere la protezione con il rinvio ma non riesco. Sono sfinito le braccia cadono da sole, nel frattempo penso a come era riuscito a passare poco prima Francesco e non me lo spiegavo. Alla fine riesco a ragionare quindi allungo il cordone di via con un mio rinvio lungo, riesco comunque ad arrivare al prossimo ancoraggio, allungo quest'ultimo con un altro rinvio per tornare indietro a recuperare il precedente: fatto, posso proseguire. Più in la, più in alto, riesco a vedere che avevo sbagliato tutto ad attraversare sotto, dovevo alzarmi di un metro per trovare buoni appigli su una fessura ed attraversare comodamente. Il resto della via continua fattibile e senza sorprese. E’ la prima volta in assoluto che Stefano ed io siamo da secondi sulla stessa cordata, questo grazie a Francesco Leardi che mi ha fatto mangiare arance, anche se volevo i mandarini: più aspre, più grandi, forse anche un po’ più gustose.

Sempre ad altum.

sabato 5 gennaio 2013

Arrampicata su cascata di ghiaccio


Era da molto che, andando in montagna d'inverno, guardavo con ammirazione e un po’ d’invidia, quei climbers che sfoggiavano quelle bellissime picozze tecniche, molto diverse da quelle che adoperavo io in ambienti pur insidiosi ma sicuramente non così verticali. Oggi però si è presentata l’occasione di fare cascate e non ho esitato nel cogliere l’occasione al volo. L’amico Stefano doveva prepararsi per un corso del CAI e quando ci siamo messi d’accordo per andare vicino a Malga Sorgazza non vedevo l’ora di provare. Dopo un breve avvicinamento ci siamo portati su un settore chiamato Sorgazza Destra, qui una cascata ghiacciata creava tre linee di risalita ma la linea centrale era praticamente inagibile visto lo spessore del ghiaccio ridotto dal passaggio dell’acqua sottostante e dalla temperatura esterna troppo alta. Il primo tiro è sulla linea di destra: supera dei gradoni che con 30 mt di corda guadagna un grosso masso dove si sosta alla base. Stefano porta su la corda da primo ed io rifaccio lo stesso percorso da secondo: la sensazione di avere il corpo sospeso completamente sulle due punte frontali del rampone mi da adrenalina e allo stesso tempo la sensazione che nulla mi possa fermare, la salita comunque è appoggiata e facile. Ci spostiamo poi sul tracciato di sinistra, qui la linea è un po’ più impegnativa con dei muretti verticali, la sensazione che provavo prima ora aumenta, tanto che convinco Stefano a scalare da primo, ora mi sento veramente libero di esprimermi e stranamente non provo angoscia o paura; sono sempre placche verticali e lisce che normalmente su roccia non supero ma qui su ghiaccio riesco a oltrepassare. Faccio mille prove sotto l’occhio vigile del mio compagno alla base che mi rassicura su dubbi e insicurezze operative. La maggior parte dei chiodi sono già stati messi da Stefano, riesco ugualmente a fissarne qualcuno con soddisfazione, anche se la consistenza del ghiaccio in molti punti non è delle migliori. Prima di scendere facciamo alcune prove di sicurezza alla base, poi giù a prendere un ottimo panino in malga accompagnato da una birra dissetante. Facciamo due passi su sentiero innevato nel bosco pensando all’intensa mattinata appena conclusa e già scrutiamo in alto nuove cascate candidate per le prossime ascensioni e come un bimbo appena sceso dalle montagne russe, con la stessa euforia ritorno a casa: forse tornerò presto qui a riprovare quelle emozioni.
 
Semper ad altum.