sabato 20 marzo 2010

Parete San Paolo via Nereidi e Aganippe

Solita storia, solito posto, solito obbiettivo: 6,30 partenza da via Natisone per Arco con sosta bar a Mori. Stavolta siamo io Stefano e Laura che ci offre la sua auto per fare il viaggio, solo che la sua non è una vettura normale ma un’arca di Noè piena di animaletti di peluche, ognuno con una storia e oltre a quelli, molti oggetti, libri e quant’altro tra cui un cappello in panno cotto che ad indossarlo faceva molto Remì; così strada facendo non ci annoiavamo e fra una battuta e una cavolata siamo arrivati alla parete San Paolo. Alla fine abbiamo deciso insieme di fare la via Nereidi, Stefano da 1° e chiaramente Laura ed io da secondi. In parete si stava veramente bene anche se il sole era pallido e Laura mi faceva notare che la “pace” di quel posto dava veramente la “pace” nel cuore trovando il mio consenso, era la carica giusta per riprendere tutte le attività nei giorni futuri. Non era difficile il tracciato a parte qualche piccolo passaggio, le protezioni c’erano e Stefano si sbizzarriva elegante come sempre sui vari tratti del tracciato. Anche Laura, ancora una volta, con un po’ d’impegno e la giusta carica è riuscita a superare alcuni tratti difficoltosi, regalandole soddisfazione. Sopra, finita la via, non potevano mancare i nomi sul libro di via, la foto di gruppo e le congratulazioni reciproche. Vista la soluzione a breve della via, ci siamo convinti di scendere e fare un’altra via e così abbiamo fatto: tornati alla base abbiamo cominciato la via Aganippe abbastanza vicina a Nereidi. Stavolta parto io per primo ma la partenza mi sembra alquanto insidiosa ed unta. Arrivo in qualche maniera alla sosta sofferta e Laura tenta l’impresa; ad un certo momento, anche se a malincuore, ci rendiamo conto all’unanimità che forse Stefano ed io avevamo trascinato Laura in qualcosa di difficile e ci sentivamo in colpa per questo. Scarrucolata giù col mezzo barcaiolo, parte Stefano e salutiamo a più tardi Laura che ci aspetterà di sotto, tranquillizzandola che la via non è più lunga dell’altra. Alla sosta Stefano mi conferma che il primo tiro era sporco. Il 2° tiro è impegnativo, c’è la possibilità di azzerare ma lo faccio in libera tranquillo. La via prosegue impegnativa e Stefano svolge il 4° tiro. Anche il 5° e ultimo tiro è molto bello di soddisfazione. Anche qui scene gia viste: nomi sul libro di via, foto di vetta e una forte stretta di mano sintetizza e consolida la soddisfazione di entrambi. Mentre scendiamo Stefano chiama Laura al cellulare canzonandola ordinando un tè caldo; quando siamo giunti in strada lei ci ha raggiunti in auto portandoci gentilmente del cioccolato ben gradito e gustato da me e Stefano. Il ritorno, dopo un panino al bar, è un simile all’andata: sigle dei cartoni animati canticchiate da noi e nuove avventure con lo zoo di teneroni inseparabili di Laura. Una bella giornata passata in allegria, con obiettivi raggiunti di appagamento e in buona compagnia di Laura che conosco sempre di più con piacere e Stefano che ancora una volta ritrovo con piena compatibilità sia in via, sia col mio carattere anche se a volte burrascoso: grazie ragazzi. Semper ad altum.

sabato 6 marzo 2010

Piccolo Dain, parete del Limarò via Orizzonti Dolomitici

Stamattina presto alle 6.30 in via Natisone, 5 personaggi del GASP si sono trovati per fare una via in zona arco, ma in verità hanno fatto una via che non si aspettavano e non sapevano di fare: alcuni volevano fare la via 92° Congresso più lunga con un grado facile, altri la via Archai, via più corta ma sostenuta. Alla abbiamo scelto una via intermedia per poter stare tutti assieme. Non poteva mancare la tappa fissa a Mori per la colazione (gentilmente offerta a costo di lite da L. P.). All’attacco partiamo convinti (chi più chi meno) con 2 cordate: una formata da Laura ed io con corda singola in lana grossa (penso un 13 a guardarla) e l’altra composta da Stefano al vertice delle 2 mezze con Davide e Massimiliano alle estremità (corde di Davide nuovissime). I primi 3 metri dell’attacco in comune con Amazzonia non erano dei più semplici ma con l’aiuto di una provvidenziale cancellata il grado si abbatteva. La via si inerpica per la parete verticale sfruttando i punti deboli e vi posso dire che mentre ero in via guardare giù verso la roccia che contrastava sull’acqua del Sarca era piacevole. E’ vero, ci abbiamo messo un po’ più del previsto dalla guida, ma tutto sommato non ci correva dietro nessuno, abbiamo fatto la nostra via con calma e poi, tornati alle macchine, siamo andati al bar Placche Zebrate a prenderci un panino e qualcosa da bere e a raccontarci le nostre impressioni sulla via; poi tutti a casa. Mi sentivo bene e in forma, anche i punti più laboriosi della via li risolvevo con disinvoltura, forse perché questa, avendola già fatta, psicologicamente ero preparato a fronteggiarla. Anche i miei compagni d’avventura hanno gestito la via in maniera ottimale, anche se qualcuno (non faccio nomi) non ci credeva fino in fondo, forse per scaramanzia giacché alla fine n’è rimasto entusiasta anche lui. Complimenti a Laura, mia compagna di corda: mi è piaciuto lo spirito con cui hai affrontato la via, sempre attenta e non ha mai mollato. Complimenti a Davide: gli avevo già detto che non avrebbe avuto problemi dato che al Pirio lo avevo visto in forma. Bravo “Massi”: di massi in testa ne basta uno ogni tanto, spero non si sia fatto male; anche se non faceva roccia da un po’ si muoveva bene, figuriamoci se fa qualche via; intanto gli auguriamo buon corso SA2. E per ultimo non d’importanza complimenti a Stefano, posso tranquillamente parlare anche per gli altri se dico che è un punto di riferimento importante per il Gasp. Ad ogni modo ci siamo divertiti insieme, è sempre bello trovarsi in compagnia per una via. Concludo con una frase di Alex Lowe (alpinista americano):”Il più grande alpinista è quello che si diverte di più…” Be’, non per essere megalomane, ma se lo ha detto lui penso di essere un grande alpinista. Semper ad altum.