domenica 30 gennaio 2011

Via del Dottore

“… Laura parto, anca se no vedo spit o ciodi. Ah eco go visto dei spit qua visin a sinistra”. “Silvan ma sito sicuro che sia secondo, terso? Pi che altro semo so a via giusta?” Effettivamente eravamo non all’inizio della Via Del Dottore, ma sulla via vicina “Te Lo Do Io Il Colorado”, quindi con passaggi più impegnativi; meglio così, risulta sicuramente più sicura che non arrampicare su “una frana” con grado più facile. La scelta è stata fatta per poter fare una via meno impegnativa della volta precedente (vedi commento via Teresa) e la cosa si è vista funzionare fin dal mattino visto che la pasticceria Bologna a Mori non era più in ferie e un incontro fortunato con altri climbers ci ha indicato il posto giusto, visto che ne io ne Laura ricordavamo il posto esatto della parete. Il tracciato si dimostra appassionante con tratti esposti, impegnativi ed eleganti, da segnalare un traverso delicato di sesto, uno strapiombo con uscita tecnica, un bel diedro di una quindicina di metri in diagonale e un altro diedrino completamente sprotetto al penultimo tiro, affrontato da Laura che se avesse avuto dei friends si sarebbe anche protetta, ma non era il suo caso e ispirata probabilmente dal sig. Messner (si dice che su una lunghezza di corda gli basta un chiodo a metà) ha affrontato una ventina di metri sprotetta con un diedro finale impegnativo. Non mancavano nel tracciato tratti di terra e di bosco che sporcavano le scarpette rischiando una successiva scivolata, fortunatamente questi punti fastidiosi erano pochi e brevi; la roccia comunque mi piaceva e nella maggior parte dei casi salda, anche se bisognava tastare e ogni tanto qualcosa si muoveva. Avevo già sentito parlare di questa via, chi ne parlava bene e chi male, io l’ho trovata interessante e la consiglio soprattutto a chi si sta avvicinando al sesto grado. Sono stato contento di aver arrampicato ancora una volta con Laura che sta prendendo sempre più sicurezza sulla roccia affrontando e risolvendo situazioni anche difficili: l’infermiera che ha affrontato “Il Dottore” ed io ne sono testimone.

domenica 23 gennaio 2011

-3 gradi...via teresa-via luna '85?

l'arrampicata è come uno stile di vita....ti fa crescere, ti fa sognare, lottare, tirare fuori unghie e denti, sorridere, ammirare il mondo dall'altro, arrivare dove altri non arrivano, ti insegna a non mollare ma anche a conoscere il proprio limite e a chiedere aiuto..il proprio compagno di corda è colui che sta con te, che nn ti lascia, con cui condividi emozioni forti, che sai mai ti abbadonerà..
sabato 22 gennaio io e Silvan siamo partiti per fare via teresa alle placche zebrate...una via a tratti impegnativa ma tutto sommato fattibile...già la giornata non inizia nei migliori dei modi poichè la pasticceria di Mori è chiusa...e pure il bar alle placche...e già qui la cosa mi puzzava..però nonostante il vento il sole sorgeva alto, imponente e ti metteva addosso tutta la voglia di andare..
così partiamo...dopo aver cercato l'attacco..trovato un pezzo di moschettone, due calzini e una scarpa, intravedo su un masso una scritta che in teoria dalla guida doveva essere nera invece era bianca e su cui con molta ma molta fantasia potevo leggere TERESA...
Parte il mitico boss...poi lo seguo io..tutto bene..via su veloci...ma ecco il primo traverso...magico lui che riesce a passarlo senza difficoltà..mi escogita un archibugio per farmi passare e mi dice che è così che si passa in artificiale e io rispondo che allora mi sa proprio che nn fa per me...continuiamo in alternata..via bella ma gli spit difficili da vedere..i piedi e le mani stavano discretamente finchè le soste erano al sole..ma ahimè....iniziavano quelle all'ombra...vedo Silvan tremare dal freddo..a me sembrava di essere un ghiacciolo...gli spit quasi invisibili e la mappa della via davvero poco precisa.. non si vedono gli spit così ci spostiamo di qui e di là in cerca della via giusta...continuiamo ancora su un traverso 5c a cui seguiva un tratto di 5b..Silvan eccezzioanle come sempre... io lo passo meglio e ancora su..non c'era tempo da perdere...il sole non c'era più...stava iniziando a calare...dovevano mancare pochi tiri..gli ultimi tre così attacco io e lo lascio riposare dopo la faticaccia...parto vado su tranquilla ma ad un tratto mi blocco....una sensazione strana che mi dice di non andare su da prima...così recupero lui e prosegue...altro che 4a.....intanto il freddo avanza....continua non si sa per dove, non si sa per quale via di certo non per la nostra...all'ombra era tremendo...mi saliva la voglia di tornare a casa..ma di finire questa via che ci ha fatto faticare ed entrare il freddo nelle ossa...Silvan stanco ormai continua su passaggi di 6a..io lo seguo senza pensare, senza chiedermi, solo con la voglia di uscire perchè il cielo era ormai rosso e la consapevolezza di non essere ancora usciti con il buio un po' mi agitava..ma sapevo che bisognava finirla a tutti i costi....
Silvan saliva e saliva...i minuti sembravano ore....mani e piedi per me erano un blocco unico...le lacrime ormai erano arrivate ai miei occhi ma mai avrei mollato anche solo per la fatica che lui stava facendo anche per me...ad un tratto gli ho detto: "portami fuori e a casa" e non mi ero accorta che eravamo alla fine...le lacrime sono scoppiate e la sua cioccolata mi ha fatto rinvigorire subito...7 ore e trenta di parete senza mangiare e bere...su una via non nostra e senza sapere cosa ci aspettava...siamo scesi ridendo e scherzando per il sentiero di massi...alla luce della luna la parete spiccava maestosa...sembravamo il gufo e la civetta che nel buio sanno dove mettere i piedi e che si fanno compagnia nella notte...
mai come oggi mi sono sentita compagna di questo viaggio insieme..le difficoltà molte a partire dal freddo..Boss sei stato davvero un grande...hai tenuto duro fino alla fine e mi hai fatto uscire...però non è giusto che ogni volta mi fai fare un pezzo di luna '85...l'altra volta un passaggio..questa volta due o tre..tutti di 6a..ormai l'ho fatta quasi tutta..basta dirlo che sabato prossimo andiamo a farla così ti togli lo sfizio..anche perchè adesso l'hai assaggiata così poi te la gusteresti tutta!!!!
una giornata unica..difficile ma di crescita..ho scoperto un lato di me che non conoscevo, fragile ma forte...e un amico nonchè il compagno di corda speciale come sempre...
grazie di cuore!!!
Laura

giovedì 6 gennaio 2011

Vaio della Bottiglia

Ecco la ricetta giusta per superare la pausa delle feste e tonificare il proprio corpo senza traumi (o quasi). Si decide un giorno libero da impegni, si cercano amici per condividere l’evento, si sceglie una meta per fare una salutare passeggiata, si cerca di sfruttare bene la giornata lavorando sulla muscolatura senza esagerare, specialmente se fuori allenamento e/o se si è esagerato con cibarie impegnative e ripetute, oziando nel periodo natalizio. Tutto questo avrebbe un senso logico sennonché la meta non fosse stata il Vaio della Bottiglia alle Piccole Dolomiti e forse ci è sfuggito il fatto che dislivelli da mille metri (circa) e canali a quaranta o quarantacinque gradi con neve fresca probabilmente bisogna affrontarli con un po’ più di allenamento. La nostra guida Alessio (nominata guida da me e Stefano per maggior esperienza nel campo) consiglia partenza alle cinque, e dopo doverosa colazione per strada, arriviamo al rifugio La Guardia con temperatura esterna di meno quattordici. Ci prepariamo e mentre si aspetta saltellando sul posto per non far ghiacciare anche il sangue, c’è chi cerca di organizzare al momento lo zaino ancora vuoto con borse borsette e attrezzature varie, gli altri aspettano increduli mentre il freddo domina il corpo e i pensieri. Dopo trentacinque minuti siamo a Campogrosso, e poi giù al primo ponte del sentiero, ci stiamo muovendo veloci e intravediamo già la nostra meta a destra del Molare, a vedere quella lunga lingua di neve da qua sembra molto verticale e fa impressione sapere che da lì a poco saremo proprio la. Nel frattempo troviamo uno sci alpinista che, mentre opera velocemente con le pelli di foca, scambiamo qualche opinione su come approcciarsi al vaio e comprendendo che conosce la zona ci consiglia un avvicinamento diverso dal previsto, effettivamente la pista da lui indicata è battuta e guadagniamo velocemente quota. Traversiamo fino ad una forcella, io sono già stanco mentre Alessio e Stefano sembrano controllare bene la fatica, ripenso a mia moglie che, anche se non è una alpinista, sembrava sapesse già che mi aspettava fatica e freddo, in effetti se penso al mio letto caldo e comodo abbandonato alle quattro e mezza mi viene quasi da darle ragione, ma neanche stavolta gli darò la soddisfazione della ragione. Dopo qualche saliscendi calziamo i ramponi, imbocchiamo il nostro canale, all’inizio facile ma, in alcuni tratti, neve fino al ginocchio, poi salendo gradi impegnativi che richiedono forza e tecnica, in qualche punto sento l’esigenza di una seconda piccozza, sia per la sicurezza sia per fare meno fatica. Siamo saliti un bel po’, mi sto divertendo, mi sento padrone della situazione, anche i miei amici si sentono in sintonia con l’ambiente, dei camosci sopra di noi ci sono venuti a salutare, arrivati forse dal vaio omonimo vicino. Guardiamo giù e verifichiamo che bisogna scendere piano e con attenzione faccia a monte, l’orologio ci dice che è tardi anche se mancano solo settanta ottanta metri all’uscita e con nostro rammarico facciamo inversione di marcia. Scendiamo prima adagio, poi più veloci faccia a valle ed ecco il nostro primo ostacolo: un salto di due tre metri con rocce e neve ci sbarra la strada; cerchiamo un tragitto alternativo ma apparentemente non c’è, quindi tiro fuori la corda dallo zaino e preparo con Stefano una doppia su due rami scovati sotto la neve. Scendo “alla Piaz”, poiché non ho voglia di tirar fuori l’imbrago per qualche metro di doppia, mi segue a ruota Alessio che tenta un nuovo metodo da lui inventato al momento ma alla fine applica la mia stessa tecnica, poi Stefano che calzava già l’imbrago. Discendiamo altri cinquanta metri ma non possiamo credere ai nostri occhi quando ci troviamo davanti ad un altro salto di sei sette metri senza possibilità di fissare una doppia, a questo punto all’unanimità scegliamo di ritornare su sui nostri passi fino al bivio che arriva dalla forcella fatto all’andata. Con un ennesimo sforzo, sulle tracce ormai coperte da continue cascatelle di neve, risaliamo a fatica (almeno per quel che mi riguarda) ancora una volta su neve fresca e raggiungendo in seguito la forcella tanto sospirata. Un po’ di cioccolata e tè bollente, poi giù ricalcando la pista del ritorno, prima un traverso in falso piano poi una gran discesa tipo pista da sci, tant’è che più volte Alessio avrebbe voluto avere i sui sci. In pochi minuti eravamo al ponte del sentiero, io ho tutte le gambe indolenzite ma ormai le difficoltà sono finite; via i ramponi, fondamentali protagonisti del giro, poi puntiamo prima a Campogrosso e poi nuovamente sulla strada ghiacciata che porta a La Guardia sulla quale più volte sono scivolato come un clown al circo rischiando brutte contusioni applaudito da Stefano e Alessio pubblico non pagante. Che dire: forse quando sentirò parlare in futuro di “vaio” cercherò di farmi trovare più in forma e allenato, ringrazio i miei amici Stefano e Alessio che mi hanno permesso di fare questa esperienza pur sempre impegnativa ma bella in un ambiente che amo e che rispetto. Con questo giro dichiaro chiusa la pausa delle feste ed è chiaro ormai che ho cominciato ad allenarmi, forse con una “scheda allenamento” un po’ pesante come primo giorno.

Semper ad altum.

lunedì 3 gennaio 2011

legati ma liberi....

una giornata con un sole splendente...una temperatura ottima intorno ai zero gradi con una breccia leggera che teneva compagnia casomai avessimo caldo..ma tutto ciò nn ci ha fermato...io e Ste siamo partiti per fare legati ma liberi a rocca....era da tanto che nn ti vedevo con il cappello e guanti...doveva fare freddo...
una zona da me mai vista e devo dire molto affascianante peccato per la foresta che c'era...partiamo e il primo tiro si fa sentire ma ste nonostante i passaggi impegnativi se la cava benissimo..e ci siamo persino scaldati chissà come mai..a farci compagnia le magnifiche coccinelle...poi però hai ben pensato di andarti ad imboscare dentro l'albero (vedi foto) per poi continuare sempre più in alto verso il sole...passando tra le foglie, gli alberi, le roccie arriviamo agli ultimi tiri che come gesto da buon cavaliere hai fatto fare a me...cosicchè in cima io potessi congelarmi per bene aspettandoti ma neanche sta volta sei riuscito ad eliminarmi...hihi...
una bella via, corta ma molto imbrecanata e piena di rami e alberi....però il nome è azzeccato..tutto sommato dovrebbe essere così anche nella vita no?
e poi mille idee di vie e giri da fare...dai ragazzi che andiamo!!!!
grazie ste!!!e anche della birra!!!
laura

Un po' in ritardo per problemi tecnici ma....

Buone Feste da tutto il GASP.....!!!!