domenica 30 maggio 2010

Gran Paradiso

Ciao a tutti. Su invito del Rova, lascio due righe sulla salita al GranParadiso di domenica scorsa.
Per motivi tecnici partiamo da Padova il sabato alle 20.30 arriviamo al parcheggio di Pont in Val Savarenche alle 23.45. Qui veniamo accolti da una volpe che viene a mangiare vicino alla macchina......
All'una meno un quarto partiamo e in piena notte arriviamo al rifugio Vittorio Emanule II. Facciamo un pisolo di un'oretta e poi via il resto del Corso SA2 è già in marcia!!!!
Dal rifugio in poi è tutta una meravigliosa salita con ottima neve e ottima compagnia!
In cima vediamo il Monte Bianco e lì scoppia l'emozione per tutti! Figata!!!
DIscesa spaziale su ottimo firn fino alla macchina.
Finale: gran salita dislvello atomico ma grande soddisfazione.
Un caro saluto ai due scialp Luca S. e Luca C. per l'accoglienza quando sono arrivato....
Un grazie al Gasp che ogni volta mi sostiene su queste scamellate!!!
Massi

domenica 23 maggio 2010

Via Maica al Pilastro Est del Vaio Stretto

Ora tocca a me. Guardo in su, guardo la relazione, è proprio di la per la fessura-camino strapiombante. Strano, la relazione segna un 5+ ma a guardare sopra di me sembra oltre le mie possibilità. Ripensavo alla sera prima quando a Lumignano con amici mi divertivo allenandomi e non sapevo ancora che dovevo venire qui sulla via Maica al Pilastro Est del Vaio Stretto; mentre scendevamo al paese con frontale ci sentivamo osservati e mi veniva da dire: ”Salve abitanti della Terra, veniamo in pace”! Era buio ma con Andrea, Laura ed Elisa si stava proprio bene anche se non c’era il sole. Ora ero al 2° tiro sotto quel camino a campana, mi stacco dalla sosta sotto gli occhi attenti di Stefano, tecnica da camino, dopo il primo rinvio su chiodo non vedo più niente per proteggermi, allora ricordai le parole di Castagna, incontrato poco prima al parcheggio autore di questa via, che consigliava un friend da 3 su quel punto, lo metto, ma poi 20 cm più sotto vedo un’altro chiodo, è ben protetto. Stacco il friend e mi attacco sull’appena scoperta sicurezza: forse il friend da 3 è per chi vuole una maggior sicurezza. Riparto, mi alzo coi piedi, mi sposto sul lato di destra ecco una maniglietta, piede in opposizione e su col braccio libero su un nuovo appiglio per uscire sullo spigolo: bellissimo passaggio, alto livello di adrenalina, mi sono esaltato. Rassicuro Stefano che dalla sosta, lo vedo uscire dopo aver fatto il passaggio aereo, è esaltato anche lui. La via continua meno aerea ma non meno impegnativa, tutta su roccia più che buona, non ho più il pensiero di superare la difficoltà, ora gioco con la gravità, cerco il movimento coordinato, sto bene in questo contesto, mi sento a mio agio. Anche Stefano si sta divertendo, continuiamo in alternata su traversi, spigoli, camini e placche che non superano il 5+, fino al libro di via: è il primo scritto dell’anno, ricordiamo i nomi, il GASP e anche il CAI. Inscatolo di nuovo e riparto, ma questo penultimo tiro è insidioso, sto molto attento dove metto i piedi, cerco roccia sicura e abbraccio un masso ma questo d’un tratto si muove e me lo sto per trascinare giù con me: mollo tutto ed in punta dei piedi resto in bilico spaventatissimo, intanto il masso torna nella sua sede, Stefano mi urla se sto bene mentre segue la scena preoccupato per il mio stato d’animo, gli rispondo che sto bene e che voglio continuare. Per fortuna è solo il penultimo tiro con roccia mobile e che si frantuma, poi la cima, quassù c’è un bel panorama, qualche chiazza di neve è rimasta qua e la sui canali in ombra, l’aria è quella fina dolomitica, penso che sia per questo che le chiamino Piccole Dolomiti, si sta veramente bene, soprattutto perché Stefano mi ha prestato il suo pile perché il mio lo avevo dimenticato. Ancora una volta con Stefano raggiungiamo un bell’obbiettivo con una nuova via di roccia che ci ha visti protagonisti insieme, sono contento di aver rafforzato la mia esperienza e la nostra amicizia attingendo anche dalla sua esperienza, mi trovo veramente bene con lui in montagna. Scendiamo e dopo un paio di doppiette e qualche passaggio esposto, alla forcella decidiamo di scendere per il Vaio Stretto: due impressionanti paretoni a picco, una vicina all’altra e noi in mezzo sul canale in discesa con salti di roccia anche difficili, superabili con catene fisse e scalette. Torniamo alla macchina un po’ provati ma contenti, dopo un’avventura soddisfacente. Prima di scendere un panino e una radler per brindare al successo e al riscatto su un triste ritiro al Cengio di qualche settimana prima che ci aveva abbassato il morale, oggi nuova linfa scorre nelle vene.

Semper ad altum. Silvan.

domenica 2 maggio 2010

Monte Cengio

Ossia come pochi metri di arrampicata sul marso ti riportano con i piedi per terra (in senso metaforico). Partiti prestino da Padova, diretti verso l’altopiano di Asiago, Alessio Silvan ed io, abbiamo raggiunto velocemente gli attacchi delle vie sulla parete sud del Cengio, monte sacro alla partia per via dei combattimenti della guerra 15-18. Parto io sulla via dal Bianco, primo tiro V/V+ secondo la fotocopia della relazione. Mi alzo pochi metri da terra, e dopo un chiodo e un dado “psicologico”, non mi sento sicuro per via del marsume che mi attende e non riesco a decidermi per proseguire. L’invito al cambio dai miei compari di sotto giunge come il canto delle sirene. Incontriamo intanto tre “indigeni” che si accingono a fare un’altra via lì vicino, e, crocs ai piedi, ci dicono che si può raggiungere la sosta del primo tiro anche camminando per facile cengia. Ma ormai la corda è su, io lascio il posto a Silvan, che supera di slancio il punto da me raggiunto, arriva a due chiodi un po’ sopra, si alza di altri due metri e si trova a fare i conti con una frana verticale. Decide di scendere fino all’ultimo chiodo, gli scappa una mano, un piede, quasi vola, ma riesce miracolosamente a raggiungerlo. Veloce scarrucolamento su maglia rapida già in loco e partenza per la fantomatica cengetta. Peccato che ad un certo punto la cengia finisca e per raggiungere la sosta si deva fare un traversino esposto di 15m di quarto, più scalare un po’ di muretti erbosi. Noi non abbiamo i crocs ai piedi, e, con il morale sotto i tacchi, decidiamo allora di fare la via anaconda, un po’ più sostenuta ma su roccia ottima. Riparte Silvan, la roccia è veramente ottima, ma anche il grado si fa sentire. Dopo una quindicina di metri lo calo e riparto io. Riesco a raggiungere in azzero selvaggio il punto da dove l’ho calato, ma poi cedo di fronte al fatto di dovermi staccare dall’ultima protezione. A quel punto decidiamo di cambiare sport, e ci dedichiamo alla visita culturale dei resti di guerra in loco e poi andiamo al bar ad annegare la sconfitta. Che dire ancora, dovendo trovare un lato positivo all’uscita… che abbiamo visto un posto nuovo, un ambiente sicuramente impressionante e suggestivo, che forse le vie erano un po’ “sottogradate”, che devo prendermi i crocs…. Diciamo che ogni tanto una sconfitta fa bene, aumenta la motivazione, oggi stesso avrei voglia di tornare di nuovo a fare anaconda e finirla (ma per fortuna è brutto tempo, anche xchè probabilmente non ci riuscirei). Ringrazio i miei compari per la compagnia e la pazienza. Alla prossima.