Oggi si parte tardi,
Laura smonta notte. Vietta corta ad Arco: Calliope sulla parete San Paolo,
facile è adatta anche per Lorenzo che oggi è dei nostri. Parto da primo, i due
tiri iniziali caratterizzano la via dandole uno stampo dolomitico con due camini:
il primo facile appoggiando la schiena e gambe in avanti, il secondo più
tecnico in alto si butta verso l'esterno, un po' più difficile soprattutto
l'uscita dove ci si alza piano sulla roccia un passetto alla volta rubando centimetri
verso l'alto. I secondi mi raggiungono pian piano, le corde sono recuperate
poco alla volta, dall'alto tengo sicurezza corta, sicuro della difficoltà che stanno
affrontando. Il terzo tiro è un diedro con tettino finale che non si prende
diretto ma si passa sotto per sbucare a
lato e quindi si rimonta sopra per la sosta. Poi mi dà il cambio da prima
Laura, la vedo salire con la voglia di chi si vuole riscattare da una
precedente salita con rientro forzato in doppia a causa di un mio volo
maldestro sulla via Barbara. Scorrono veloci le gemelle sui rinvii, placche a
gocce e piccoli strapiombi non fermano ne lei ne le vibrazioni positive che mi
arrivano fino al mezzo barcaiolo della sosta. Seguo mio figlio con attenzione e
come il mago insegna l'agilità del trucco al suo apprendista, così anch'io
cerco di ispirare Lorenzo cosicché in breve riesca la dove io mi fermo. Rapidamente usciamo dalla via col sentimento comune di chi ha fatto qualcosa di
importante con autostima a mille e dopo un doveroso autoscatto a tre, scendiamo
veloci verso il centro di Arco dove ci aspetta un meritato trancio di pizza
fumante. Camminiamo tra la gente come se fossimo gli unici rimasti in paese, un
benessere generale ci avvolge creando un isolante invisibile tra noi e il mondo
esterno; ogni volta dopo aver arrampicato provo sempre la stessa strana e
piacevole sensazione di aver acquisito più forza, più esperienza, pronto per
affrontare qualsiasi cosa o forse soltanto pronto per affrontare il tram-tram
della vita normale di ogni giorno.