domenica 21 dicembre 2014

Calliope


Oggi si parte tardi, Laura smonta notte. Vietta corta ad Arco: Calliope sulla parete San Paolo, facile è adatta anche per Lorenzo che oggi è dei nostri. Parto da primo, i due tiri iniziali caratterizzano la via dandole uno stampo dolomitico con due camini: il primo facile appoggiando la schiena e gambe in avanti, il secondo più tecnico in alto si butta verso l'esterno, un po' più difficile soprattutto l'uscita dove ci si alza piano sulla roccia un passetto alla volta rubando centimetri verso l'alto. I secondi mi raggiungono pian piano, le corde sono recuperate poco alla volta, dall'alto tengo sicurezza corta, sicuro della difficoltà che stanno affrontando. Il terzo tiro è un diedro con tettino finale che non si prende diretto ma si  passa sotto per sbucare a lato e quindi si rimonta sopra per la sosta. Poi mi dà il cambio da prima Laura, la vedo salire con la voglia di chi si vuole riscattare da una precedente salita con rientro forzato in doppia a causa di un mio volo maldestro sulla via Barbara. Scorrono veloci le gemelle sui rinvii, placche a gocce e piccoli strapiombi non fermano ne lei ne le vibrazioni positive che mi arrivano fino al mezzo barcaiolo della sosta. Seguo mio figlio con attenzione e come il mago insegna l'agilità del trucco al suo apprendista, così anch'io cerco di ispirare Lorenzo cosicché in breve riesca la dove io mi fermo. Rapidamente usciamo dalla via col sentimento comune di chi ha fatto qualcosa di importante con autostima a mille e dopo un doveroso autoscatto a tre, scendiamo veloci verso il centro di Arco dove ci aspetta un meritato trancio di pizza fumante. Camminiamo tra la gente come se fossimo gli unici rimasti in paese, un benessere generale ci avvolge creando un isolante invisibile tra noi e il mondo esterno; ogni volta dopo aver arrampicato provo sempre la stessa strana e piacevole sensazione di aver acquisito più forza, più esperienza, pronto per affrontare qualsiasi cosa o forse soltanto pronto per affrontare il tram-tram della vita normale di ogni giorno.

domenica 9 marzo 2014

La Piccola Verticalità


Oggi c'è il sole,
 il popolo dei rampicanti sono tutti in parete a fare il proprio dovere, si è ricordato di questo sport anche chi non lo faceva da tempo. Sulle vie facili e di media difficoltà c'è la coda alla base e anche noi, sulla via che volevamo fare, altre cordate arrivate prima aspettano il loro turno e quindi ci spostiamo su un altro tracciato, anche qui comunque c'è gente.
Oggi c'è il sole,
si arrampica bene col maglioncino leggero; partito da primo di cordata prendo contatto con la roccia quasi calda stanco di questi tempi umidi ormai passati e mi muovo con l'animo meteoropatico, col sorriso, su placche e strapiombi tirando le corde che seguiranno sotto di me Stefano e Andrea.
Oggi c'è il sole,
non importa se si fa fatica, la gomma nera delle scarpette scaldandosi si spalma bene sulla roccia dando sicurezza, è un piacere afferrare con le mani questa roccia così integra, così sana.
Oggi c'è il sole,
la roccia lascia trasudare l'acqua caduta nei giorni passati incanalandola sul punto di comune passaggio con la nostra linea di accensione e Stefano, ora capocordata, con le mani bagnate scivola tentando di superare il punto più debole di un tetto, utili friends in A ZERO aiutano la progressione.
Oggi c'è il sole
e nel pomeriggio si è alzato anche il vento; l'entusiasmante via è ormai conclusa e una scivolata da secondo non mi fa passare il buon umore. Lungo la salita abbiamo evitato dei sassi mossi da quelli sopra di noi e uno di questi riesco a prenderlo su una spalla e penso già al lungo rientro che mi aspetta con la spalla dolorante, ma tanto che importa:
oggi c'è il sole.
 
 
Semper ad Altum

lunedì 17 febbraio 2014

Tentativo al Diedro Martini


Sabato 15 febbraio sembrava il giorno giusto per affrontare il Diedro Martini con Laura e con tutte le convinzioni del caso, attacchiamo il caratteristico gran diedro canale. Per il tardo pomeriggio dovrebbe piovere, per sicurezza alle prime luci siamo già in posizione e con nostra delusione ci si presenta una linea bagnata da scivoli d’acqua; non importa mi sono già trovato in queste condizioni: i primi tiri sono facili possiamo farcela, poi si vedrà il da farsi sperando bene che i tiri sopra la cengia siano asciutti. Saliamo con difficoltà ovvie le prime lunghezze da 50 / 55 metri, l’ambiente è severo, alpinistico, con protezioni lunghe a volte roccia non proteggibile, tratti oltre che bagnati anche friabili, scariche di sassi che sibilano intorno a noi ci tengono sull’attenti scegliendo linee nuove con soste improvvisate per  proseguire sicuri il più possibile. Arrivati alla grande cengia che divide lo scudo dagli strapiombi, ci accorgiamo che la situazione non migliora, anzi una volta fatti un paio di tiri a fatica su fango erba e rocce rotte, una semplice liscia placca di quarto grado essendo bagnata non ci permette di andare oltre senza rischiare. Da quella posizione poi si notava bene che la parte superiore era anch'essa tutta bagnata e da coscienziosi scalatori decidiamo di scendere avendo sfidato fin troppo la sorte. Cinque doppie, due risalite per corda impigliata e due maglie rapide con tutte le difficoltà delle corde fradicie, ci hanno permesso di scendere prima che cominciasse a piovere alle 16.00. Restano tre cose di questa esperienza: la prima: l'amaro in bocca per non essere riusciti a terminare la via; la seconda: la consapevolezza di potercela fare perché asciutta è una via favolosa; la terza: un ringraziamento e ammirazione per la mia amica e compagna d’avventure Laura che ha superato con coraggio e determinazione momenti difficili e impegnativi.


Semper Ad Altum