sabato 23 aprile 2011

Diretta Carlesso al Baffelan

È un po’ di tempo che non facevo con i miei amici una via di roccia, così l’occasione è venuta oggi organizzata con un certo anticipo con Stefano, poi si è aggiunta Laura: tutti al Baffelan a fare una via aperta da un magazziniere che tra il 1932 e il 1933 decide di aprire alcune tra le più importanti vie nelle Piccole Dolomiti tra cui quella che abbiamo fatto noi, quel signore era un certo Raffaele Carlesso. La via ha i primi due tiri in comune con la via Carugati e secondo me sono i tiri più bruttini poiché comincia con un canale/camino umido e insidioso. Per fortuna poi il tracciato cambia completamente in positivo: la roccia si fa più salda e l’arrampicata diventa bella, esaltante. Dal terzo tiro in poi c’è una continuità di grado e di modo d’arrampicare, i chiodi scarseggiano ma c’è la possibilità di integrare e la linea è logica vincendo quasi direttamente tutta la parete. Stefano e Laura mi fanno l’onore di condurre da primo di cordata, sono contento di questo, visto che l’avevo già fatta questa via nel 2008 con il corso di roccia, ma l’avevo fatta spensieratamente da secondo di cordata; rifarla da primo mi ha fatto prendere coscienza di quanto fosse bella una via di questo tipo, con la sua logica, soprattutto nei passaggi chiave dove ripensavo al signor Carlesso con i suoi scarponi e la sua tenuta alpinistica anni ’30, lui si che era un vero alpinista e non io con la mia super dotazione extra sicura e tecnologica, avesse avuto lui una dotazione così … Stefano e Laura intanto mi seguono con con gli occhi e con voci amiche che sostengono il mio morale nei passaggi più impegnativi e alle soste dove mi danno nuovo vigore per una nuova lunghezza. Non siamo stati “schegge” per arrivare in cima comunque siamo stati perseveranti e continui; Stefano spalla sicura: qualora dovessi fare una via impegnativa, vorrei essere con lui, anche Laura ad ogni nuova uscita migliora a vista d’occhio, ora gli manca solo un po’ di più fiducia nelle proprie capacità. Una volta arrivati su alla croce l’ambiente attorno ha qualcosa di spirituale, un ringraziamento spontaneo silenzioso e un segno di quella croce che portava Chi ha creato quelle alture che amo tanto e quel panorama tutt’intorno a 360 gradi sotto di noi. L’aria è fresca e i nostri sentimenti sono quelli che si hanno dopo una grande scalata, ottenuta solo dopo aver superato le più disparate difficoltà. doverosa foto di gruppo e poi giù per roccette non facili, deviando poi per una “frana” in forte pendenza inseguendo due personaggi che pensavamo facessero una via più facile. Al rifugio Campogrosso davanti ad una Radler ci ridavamo sopra, ma poco prima in quella pendenza non c’era molto da ridere, ma che importa il pericolo è scampato e se ci sarà un’altra volta scenderemo per un’altra strada. Chiudo gli occhi nel divano di casa, una sensazione forte mi sembra di vedere un film dove sto ancora arrampicando in quella parete, questo significa o che una parte di me è restata la, oppure ho portato a casa un po’ di montagna e questo mi fa stare bene.

Semper ad altum.