giovedì 5 marzo 2015

Il Profondo Rispetto dell’Indria

Bella via, bella linea, con movimenti di soddisfazione.
In genere si dice sempre così quando a via ultimata si da una valutazione calcolata a quella che è stata una via impegnativa. Effettivamente sotto qualche fessura o qualche diedro ho pensato al significato della parola “coraggio” mentre una strana sensazione mi scorreva dall'inguine al ginocchio e per contrastare l’orgoglio cercavo di spiegarlo con l’incoscienza (come mio padre interpreta la mia passione). Infatti, mi viene in mente quando ero piccolo: la voglia che avevo di arrampicarmi su dappertutto e la paura che mi veniva solo dopo quando ero già alto; in questo caso è diverso, ne ho viste di peggiori, so di potercela fare, dico tra me cercando di convincermi. Pensavo anche a mia moglie che non riesce a spiegarsi perché faccio certe cose, secondo lei dovrei sfruttare la forza e la mente verso la sistemazione del giardino o di casa mia, non cercando di superare pareti improbabili raggiungendo il nulla (ha ragione?). In un diedro/fessura ho perfino pensato di attribuire il mio nome ad un nuovo modo di arrampicare, stanco della continuità della fessura tutta di avambracci, dovevo scegliere tra il volare o di incastrarmi in qualche maniera, optando per la seconda mi son trovato faccia a valle con un ginocchio che faceva da nut gigante incastrato in fessura sostenendomi tutto il corpo: arrampicata alla Silvan; Dulfer ha dato il nome alla sua tecnica, perché non posso farlo anch'io (a volte soffro di megalomania?!?!). Laura ha deciso di seguirmi, anche se reduce da un incidente, costretta da un bustino che non le dava vita facile, tenendo conto che in molti tratti, noi nani, dovevamo allungarci molto sia per assicurarci che per dei passaggi fatti per stangoni (forse perché è stata aperta da Grill). E’ proprio vero che la valutazione cambia da quando stai facendo un passaggio difficile a dopo che l’hai fatto, tra apnea interrotta da imprecazioni, muscoli tesi che tendono ad esaurire la forza in tempi brevissimi e passaggi riusciti con un equilibrio al limite, si passa a frasi del tipo: ”Be’ non era poi così difficile”! Oppure: “Più facile del previsto”! Sottovalutando il passaggio, probabilmente per non affondare l’autostima o per scaramanzia, fatto sta che sei passato dove prima sembrava impossibile. A parte l’ironia, questo bel tracciato ha dato a me e Laura oltre alle grandi soddisfazioni, nuovi stimoli; riprendendo il significato delle parole nel nome della via, veramente apre i sensi per una pace interiore e un ricordo duraturo nel tempo. Riassumendo: bella via, bella linea, con movimenti di soddisfazione.

Semper ad Altum