lunedì 26 aprile 2010

giaron della scala....

da lalla


eccoci qui..finalmente posso scrivere e allora allacciate le cinture che si parte.....


volevo ringraziare tutti voi per la magica giornata di ieri sul Giaron della scala.


Ritrovo ore 4.55 in via natisone..credo ormai che abbiamo anche i parcheggi riservati..e via per campogrosso...per strada raccattato anche l'ultimo di tutti noi e una volta arrivati, dopo aver parcheggiato la macchina e preso l'arnamentario via per la salita...


era splendido vederci tutti insieme per uno stesso scopo...che all'inizio era un altro ma alla fine si è rivelato eccezzionale..


dopo il primo tratto iniziale..giusto un po' in salita per scaldarci..una volta arrivati al rifugio ci siamo divisi..gli scialp con i loro sci, i ciaspolanti con le ciaspe e noi scarponari con gli scarponi..


il nostro sentiero un po' lungo e mai banale era caratterizzato da neve che si stava sciogliendo e infatti pensavo di iscrivermi ad un corso di sub tante sono state le vole che mi sono immersa con le gambe..ma tutto ciò faceva parte del gioco finche finalmente nn siamo arrivati alla base del giaron..


da qui pensavo di sedermi, godermi lo splenido panorama ed aspettarli ma prontamenti i fieri uomini mi hanno convinto..per forza credo che altrimenti sarei rotolata giù..quindi via per la salita...il tutto proseguiva bene ma ad un tratto mattia ha pensato bene di provare l'ebbrezza di scivolare in giù per poi fermarsi fortunatamente poco più sotto..anche perchè se no ci facevi lavorare anche oggi...e io avevo il cartello chiuso per ferie...anche se per te avrei potuto fare un'eccezzione..luca intanto era già su faceva la funzione di "cerca mine" hert e qualcosa...ma qui si scrive come si mangia e quindi l'inglese nn ci sta..tutto bene..il boss poi ha detto di mettere i ramponi..e finalmente tuta un'altra vita..su come missili per arrivare alla cima..che gioia!!!


tutti insieme lassù..dove tutto sembra perfetto, possibile, ti senti libero come nn mai..la fatica è cancellata della sgurado di quell'infinito che vedi e che ti riempie il cuore e l'anima..ma ahimè poi c'era la discesa..che bello vedervi scendere con gli snow e gli sci e poi noi con i ramponi che figata!!!l'ultima fatica per il sentiero di ritorno prima di gustarci la nostra birra e mangiare un qlc..ma dulcisi in fundo (nn so ma io lo scrivo così) stesi al sole a nn fare nulla..solo a parlare, ridere e scherzare e sentire tutto ciò che la giornata ci aveva regalato progettando altre uscite..


è troppo forte, emozionante, uscire con voi amici..mi date tanta carica e forza e poi mi sento così orgogliosa di essere stata lassù con voi..grazie davvero di cuore..




domenica 18 aprile 2010

Isola di Nagual

Sabato mattina ore 6.00 siamo partiti per l’Isola di Nagual. Non è un’avventura in mezzo al mare ma è stata comunque un’avventura. Arrivati con l’auto al parcheggio consigliato dalla guida abbiamo guadagnato a fatica e sudore l’attacco salendo su sentiero e ghiaione finale. Parte Stefano su un diedro poi gradoni, raggiunge tranquillamente la sosta su passaggi di IV. Lo raggiungo e riparto in alternata su un diedro molto più ripido, a vederlo è molto impegnativo. La guida lo da A0 ma la tecnica di approccio sarebbe stato A1 con staffe anche se i chiodi erano molto vicini. Le staffe non le avevamo quindi ci siamo adattati con dei cordini lunghi e proprio in questo punto volano gli occhiali da sole che si fermano per un attimo sul mio piede e poi cadono giù sotto di me; fa sempre uno strano effetto qualcosa che ti scivola giù in montagna, non tanto per il valore dell’oggetto ma perché ti fa pensare al peggio, ad una parte di te che si stacca, comunque, come si dice, meglio gli occhiali che io. La parte difficile è stata staccarsi dall’artificiale e riprendere in libera su movimenti di V per 3 lunghi metri e finalmente sosta. Stefano mi raggiunge come se si stesse muovendo in camera sua con le pantofole, bene, significa che si trova a suo agio e questo mi da sostegno morale ed ho pensato che in certe vie è molto importante avere il compagno giusto. Riparte muovendosi sul VI, non banale ma il tiro è breve di fatti il 2° e il 3° tiro si potevano concatenare. Lo raggiungo evitando un punto difficile passando 1 metro più a sinistra di dove era passato lui abbassando il passaggio di 1 grado. Quando lo dico a Stefano stenta a crederci, di fatti aveva fatto molta fatica in quel punto. Risalgo a destra su un diedro di blocchi instabili (tv da 19 o 21 pollici) non difficile ma neanche sicuro, controllo con cura di non scaricarli di sotto. Raggiunto dall’amico di corda prosegue dandomi il cambio di primo di cordata, ancora una volta stacca dalla sosta su un tratto difficile soprattutto nella seconda parte e quando ripercorro i suoi passi mi rendo conto della difficoltà di risolvere il tratto. Al cambio Stefano è contento di cedermi il posto ed io di prenderlo. Riprendo su 2 pareti ad angolo, una grigia e l’altra gialla e si elevano verso l’alto fino a sembrar toccare le nuvole tanto era alto dandomi forti emozioni, quasi un’invitante varco per il cielo. Stefano mi vede così emozionato che mi lascia tracciare anche il tiro successivo che prosegue similmente e lineare al precedente; questo è forse il tratto più bello della via: un susseguirsi di movimenti sinuosi con il corpo fatto di opposizioni e bilanciamenti con vuoto sopra e sotto su V sostenuto e continuo: “Come se fosse una danza” dirà poi Stefano. Sono in sosta appesa e tanto per cambiare tocca a Stefano un tiro difficile: strapiombante A0 continuo (reale stavolta), tutto di braccia ed un altro diedro. Dalla sosta sembrava facile ma quando provo personalmente mi impegna molto e arrivato in sosta espongo i complimenti al mio compagno. Prendo nuovamente da primo per l’ennesimo diedro fin sotto un tettino interessante e qui prendo una botta forte al gomito che mi informicola la mano tanto da non riuscire ad appoggiare la mano per proseguire; aspetto che mi passi un po’ con le gambe in opposizione in atteggiamento scomodo poi sosta comoda 3 metri a destra. Qui la via vera e propria finisce e cominciamo a cercare la doppia sulla via vicina Baci di Carta, intanto comincia una pioggerellina che ci rinfresca, ma non riusciamo a trovare il punto di discesa. Tutt’intorno è una frana e non è facile muoversi, continuiamo quindi per uscire un po’ più su sul bosco tenendoci più o meno sicurezza a seconda dei punti. Una volta trovato il bosco cerchiamo di interpretare la guida senza riuscirci, andavamo un po’ “a naso” cercando di puntare al fantomatico sentiero (almeno fino a quel momento) che porta al Pian della Paia. Tracce di boscaioli, animali e altri disavventurieri ci avevano portato solo a balzi nel vuoto o pareti da superare scalando, scegliendo il menopeggio arrampichiamo su una breve placca con fogliame (molto scivoloso) e continuando intuitivamente riusciamo dopo 30 minuti buoni a raggiungere il sentiero. Dopo 2 ore (quasi di corsa) avevamo aggirato tutta una serie di pareti per giungere alla macchina. Continuo a guardare il diedro scalato poco prima e mi piace l’idea che l’abbiamo fatto noi, sono orgoglioso di questo. Mentre mettiamo via il materiale manca all’appello un paio di occhiali ed un rinvio perso chissà dove, guadagnato un cordino trovato all’attacco e un diedro che continuo a guardare finché la valle me lo permette. Siamo stanchi ma che ci importa: domani è domenica e la via è fatta, onore e rispetto a Nagual che non ha egual.

giovedì 15 aprile 2010

Felpe del GASP

Cari amici,
intanto un grazie a tutti quelli che martedì sera sono venuti a rampegare a Curtarolo in palestra (ben 6 componenti del GASP in un colpo solo, un record).
Ebbene sì, le felpe sono finalmente arrivate e al momento sono custodite a casa del Maestro Baldo. Per averle potete prendere contatto direttamente con lui, oppure può essere una scusa per trovarci a bere una birra o mangiare una pizza. Fate sapere la vostra preferenza, in caso vediamo di trovare una sera che possa andare bene a tutti.
Alla prox
Stefano

giovedì 8 aprile 2010

Via Spigolo Barbiero - Rocca Pendice

E fu così che ieri 07.04.2010 la cordata Andrea - Laura per la prima volta hanno affrontato una via più o meno seria! Alle 12:25 si è attaccato lo Spigolo Barbiero in quel di Rocca Pendice. Ok, fin da subito Andrea ha maledetto gli amici del GASP che la sera prima in palestra gli avevano fatto distruggere le braccia e che all'attacco dello spigolo già erano molto dolenti...ma si va....e Laura la vedo bene...!!! Metro dopo metro l'ascesa continua, qualche piccola incertezza, qualche piccolo intoppo e "con i nostri tempi" riusciamo a raggiungere la rocca; ok, ci avremo impiegato la bellezza di 4 ore e 30 minuti esatti, ma la soddisfazione di una prima via solo nostra....altro che mastercard...!!!!
Beh bene direi, la cordata ha piantato un primo chiodo (dopo quello che Laura mi ha lasciato l'anno scorso sulla cresta) e poi giù diretti al bar a Teolo per una Radler dissetante e un po di cibo vah!!!
Alla prossima....

Via del 92° congresso SAT - Monte Baone

Mentre la cordata Silvano-Laura era impegnata nella via Man-ilia alle placche zebrate clicca qui Andrea e Davide si sono cimentati nell'ascesa del Monte Baone per la via 92° congresso, descrizione via (clicca qui).
Come già detto da Silvano e Laura, la mattina siamo partiti tutti assieme e dopo la colazione di rito a Mori ci siamo divisi per affrontare le due vie. Siamo arrivati sotto le placce di Baone, posteggiata l'auto e ci siamo incamminati; via tutto sommato facile, che ci ha lasciato respirare quell'aria di tranquillità e svagatezza. Ad essere onesti i primi due tiri erano pressochè banali, poi la via senza mai diventare difficile ci ha offerto un po di brio e alcuni traversi (gli unici già protetti a chiodi) non banalissimi ma mai difficili ci hanno proprio fatto divertire. Beh se si vuole possiamo dire che è una via di m***a ma non perchè non sia una bella via ma perchè ne è piena e sembra che i colpevoli siano i caprioli!!!! Beh usciti dalla via abbiamo compilato il quaderno di via (vedi foto) e ci siamo fatti quattro risate e scendendo abbiamo raggiunto gli altri in centro ad Arco per una birra e una pizza (meglio sarebbe stato un panino)!!!

lunedì 5 aprile 2010

Placche zebrate via Manilia

"Scusa, questa è la via Claudia"? Risposta del tipo 70 metri più giù: "No, la Claudia è molto più a destra; attenti questa via ha un grado molto più alto"! Forse abbiamo sbagliato via. Stamattina alle 6 non sapevamo a che cosa andavamo incontro. Laura era molto entusiasta di fare la Claudia e anch'io sinceramente, tanto che dovevo farla anche con Stefano, anzi me l'aveva proposta proprio lui, mentre Davide ed Andrea, come d’accordo, volevano fare la via 92° Congresso. Al bar dopo la colazione, una volta salutati gli altri due “GASPeiani”, le auto si dividono e con Laura ci dirigiamo alle Placche Zebrate. Arrivati sul posto, cominciamo ad osservare tutte le vie ma non avevamo riferimenti certi ne fotografici ne di esperienza, visto che in quel luogo avevamo fatto molto poco, dopo alcuni estenuanti saliscendi per la morena ghiaiosa, partiamo su una via che secondo me è la Claudia. Sapevo che il primo tiro era difficile (tra le altre cose era anche bagnato), ma il secondo tiro doveva essere un 3C e invece continuava ad essere faticoso e laborioso. Mi guardo attorno non sono più sicuro, penso che se ho sbagliato via forse il grado si può alzare anche oltre le mie possibilità, allora vedo giù un tizio e gli chiedo se è la Claudia e lui conferma i miei dubbi. Mi faccio scarrucolare giù da Laura fino alla prima sosta e da li giù in doppia. Guardo l’ora sono le 10 e 45, guardo il cielo: c’è il soletto ma le previsioni non promettono bene per il pomeriggio, mi consulto con Laura, anche se sapevamo che dovevamo spostarci a destra per cominciare la Claudia, decidiamo di fare qualcosa di più corto vista l’ora e il tempo. Andiamo a sinistra della parete verso la massa, parecchie cordate attendono il loro turno, sembra di essere in centro il sabato sera con gruppi di compagnie fuori dei locali, cerchiamo di accodarci dove c’è meno gente. Vediamo ad un certo punto sulla via Manilia (io e Laura non l'abbiamo mai fatta) solo una coppia di ragazze che ci lascia il passaggio, loro facevano solo il primo tiro. Partiamo, alla prima sosta ci sono 5 persone, gli arrivo appresso velocemente visto la facilità della via, cerco un ancoraggio col mio filo su un gomitolo ingarbugliato di corde. Cerco di convincere la cordata da 3 che mi sta davanti a superarla, visto che prosegue lenta e anche se non sono convintissimi li superiamo. Laura è una scheggia mi sta dietro bene è un terreno che gli dà fiducia e così facendo maciniamo metri velocemente. Al penultimo tiro Laura supera il passaggio chiave e continua da prima per l’ultimo tiro, la vedo piacevolmente contenta e convinta, ricalca i passaggi ormai marmorei degli appigli obbligati di mani e piedi, sparisce sopra di me. Mi chiama, la sento a malapena, mi dice qualcosa tipo “mi mollo e mi butto” o “molla tutto”, penso la seconda, quindi la raggiungo. Mentre ci mettiamo le scarpe scambiamo due parole con un’altra cordata di via e ne approfittiamo per farci scattare una foto di vetta, da quel momento ho sempre in testa la canzone di Tiziano Ferro “Ti scatterò una foto” e non riesco a levarmela dalla testa. Torniamo giù e intanto comincia a piovere, sono le 14 e 20; Laura mi dice che non è un caso se abbiamo fatto un’altra via, ribatto che a quest’ora saremmo stati ancora in via se facevamo la Claudia. Raggiungiamo Davide e Andrea in centro Arco, piove ma siamo contenti, respiriamo cercando di trattenere una riserva di quell’aria che odora di roccia, forse è solo la mia maglietta sudata, ma l’ambiente è quello che mi piace: c’è gente che ha ancora l’imbrago addosso, qualcuno ha una corda sulle spalle, molti con lo zaino. Ci raccontiamo il vissuto di quella giornata, nessuno di noi ha il kappawey, passo tranquillo mani in tasca e battuta pronta, mangiamo un pezzo di pizza, 2 ore dopo saremo stati a a casa nostra, piove ma siamo contenti.
P. S. Davide ha cambiato scarpe da roccia: 1 grado in più.

giovedì 1 aprile 2010

Cari Soci e non, ma soprattutto amici, volevo lanciare una domanda aperta a tutti per poter esprimere liberamente quello che vi spinge e/o quello che provate andando in montagna, il "perchè" arrampicate, passeggiate, sciate e qualsiasi altra attività vi porti in montagna.
E' una domanda a cui ognuno di noi avrà già risposto per conto proprio ma che difficilmente abbiamo esternato.
Sarà interessante scambiarsi e condividere la propria idea il proprio credo. Questo non farà che rafforzare la nostra passione riscoprendo negli altri un modo diverso di vedere la stessa cosa.
Non abbiate paura di esporvi o di dire la vostra, è anche questa una piccola sfida da non farsi scappare; aspetto almeno qualcosina da tutti, ciao. Silvan