Era da un po' di tempo che non scalavo con Stefano e visto che tutti e
due da un po’ non arrampicavano, avevamo scelto di fare una
via facile: "Caldo Inverno" sulla parete San Paolo ad Arco. In
qualche modo si è aggiunto a noi anche l'amico Francesco che in
piena attività da climber, non ho ancora ben capito come, ci ha convinti a
seguirlo si alla parete San Paolo ma sulla via
"Pilastro Themis" che a suo dire doveva essere circa mezzo grado in
più della nostra scelta. E’ come andare al mercato
convinto di comprare mandarini e tornare a casa con le arance. Già dal primo
tiro si capisce che la via per noi dura
e siamo contenti di essere da secondi lasciando andare avanti lui da primo di
cordata. Anche se le corde sono dall'alto (quindi in massima sicurezza) i
passaggi si fanno sentire, è anche vero che in palestra mi sono allenato ma
in ambiente la difficoltà promessa da Grill (primo apritore) c'è tutta. Nei punti critici la roccia è liscia, le scarpette anche se nuove non
aderiscono al massimo e in qualche punto devo aiutarmi attaccandomi al rinvio
per sicurezza. La via continua sostenuta e le soddisfazioni non mancano:
verticalità, strapiombi e tetti sovrastanti ci accompagnano lungo tutto
l'itinerario. Il traverso al penultimo tiro mi impegna particolarmente: sono
attaccato ad un cordone di via lungo un metro in "A0" e non riesco ad
arrivare al prossimo spit per 20 centimetri; tacche per le mani inesistenti,
faccio circa una decina di tentativi per raggiungere la protezione con il
rinvio ma non riesco. Sono sfinito le braccia cadono da sole, nel frattempo
penso a come era riuscito a passare poco prima Francesco e non me lo spiegavo.
Alla fine riesco a ragionare quindi allungo il cordone di via con un mio rinvio
lungo, riesco comunque ad arrivare al prossimo ancoraggio, allungo quest'ultimo
con un altro rinvio per tornare indietro a recuperare il precedente: fatto,
posso proseguire. Più in la, più in alto, riesco a vedere che avevo sbagliato tutto ad attraversare
sotto, dovevo alzarmi di un metro per trovare buoni appigli su una fessura ed
attraversare comodamente. Il resto della via continua fattibile e senza
sorprese. E’ la prima volta in assoluto che Stefano ed io siamo da secondi
sulla stessa cordata, questo grazie a Francesco Leardi che mi ha fatto mangiare
arance, anche se volevo i mandarini: più aspre, più grandi, forse anche un po’ più gustose.
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