lunedì 28 novembre 2011

La Piccola Piramide

“…Facciamo una via facile, per tutti, magari corta, giacché siamo in cinque”. Queste sono le ultime parole che ci siamo dette la sera prima con Stefano, ma non so come, abbiamo fatto una via impegnativa, di forza e tecnica continua, il tutto su trecento metri che non ti lasciano tregua. La scelta è stata fatta al bar Bologna a Mori poco prima di cominciare la via, preferendola alla Baldo Groaz, reputandola vecchio stile, più alpinistica e meno protetta. All’attacco siamo in due cordate: Laura legata con me, Stefano legato con Davide e la new entry (direttamente dal corso roccia appena concluso con Laura) Lorenzo. Siamo gasati e Stefano parte seguendo un’altra cordata che ci precede di poco. Dopo una quindicina di metri lo seguo anch’io; la via si fa subito rispettare per il suo grado, il primo tiro non mi entusiasma particolarmente ma la roccia è più che buona e le protezioni ci sono abbondanti nello stile Grill (primo apritore). I ragazzi ci seguono bene su placche e pance, questo da’ motivo per continuare il secondo tiro che aumenta leggermente la difficoltà sempre sullo stile della prima lunghezza, qualcuno già si chiede se abbiamo scelto bene la via valutando la capacità di tutti…(!?!?). La terza lunghezza entra nel pieno della difficoltà dell’itinerario e seleziona chi può proseguire con due belle placche dove alcuni movimenti devono essere consecutivi: parole rassicuranti e tranquillizzanti incitano i secondi di cordata che ci seguono imperterriti. Una camminata su terrazza boschiva ci porta al quinto tiro dove in bella placca diagonale di quinto superiore mira ad un grande diedro e si sa, in placca sopra il quinto, qualche “atto di fede” bisogna farlo: “Butta il cuore oltre l’ostacolo” come dice ogni tanto Stefano. Intanto Laura mi segue senza problemi, anche se ogni tanto rallenta e fissa con forte preoccupazione Lorenzo, come se fosse slegato, su settimo grado e con roccia friabile, ma non mi risulta niente di tutto questo: Lorenzo ci segue e supera difficoltà e paure molto bene e Davide lo segue con la sua esperienza rivedendo tecniche di libera e di artificiale su staffa improvvisata. Il diedro è di roccia più chiara e si rivela compatta e articolata anche se con una linea aerea e sostenuta; in questo tratto (ma anche su tutta la via), mi sento capace e rilassato, riesco a leggere bene questa roccia che da soddisfazione come poche altre vie fatte fin ora, forse come si suol dire sono in giornata giusta. Per Stefano questo tiro non è favorevole, la falsa sicurezza di un rinvio malmesso lo fa balzare verso il basso, provocando un po’ di panico a lui e ai secondi che lo guardano impotenti dalla sosta sottostante, non si è fatto nulla ma sicuramente non affronterà il resto della via con disinvoltura. La via prosegue con continue sfide anche intriganti: uno strano tetto si supera strisciandoci sotto fino al punto più alto dove si esce con un piccolo contorsionismo, poi una fessura diagonale con una radice dove dovresti mettere le mani, il passaggio va fatto di forza poiché per i piedi è tutto liscio e marmoreo, alla penultima lunghezza un bel traverso delicato. Infine l’ultimo tiro su placca strapiombante, il tratto più difficile di tutta la via, ho perso un po’ di tempo per cercare di farlo in libera ma alla fine ho adottato la tecnica “ciapa e tira” detta anche “A 0”. Indescrivibili gli sguardi attoniti dei miei amici che uno dietro l’altro a fatica arriva alla sosta dopo aver superato il piccolo baratro. Ore sedici, siamo tutti fuori, dopo la discesa siamo alle macchine col buio.

Che altro dire? Una via che non lascia spazio alla facilità, capace di coinvolgere pienamente un arrampicatore, che regala soddisfazione a chi cerca adrenalina, su ottima roccia e ben protetta. Molto importante è stata l’ottima compagnia e supporto morale e fisico che voglio ringraziare: Stefano, Davide, Laura e Lorenzo, spero che questa esperienza possa essere stata positiva per tutti come lo è stata per me, magari la prossima volta valuteremo meglio l’itinerario più adatto, faremo una via più facile, per tutti, magari più corta…

Semper ad altum

1 commento:

Anonimo ha detto...

probabilmente al bar Bologna di mori ci hanno servito caffè corretto abbondante grappa, ancora oggi non mi spiego come abbiamo avuto l'idea di impegolarci in 5 su quella via, per altro molto bella. Per quanto mi riguarda credevo di essere in grado di tirarla tutta da primo senza problemi, infatti mi ricordavo di aver fatto quasi due anni fa la vicina "scalette dell'indria" abbastanza sciolto, e questa aveva circa le stesse difficoltà... peccato che sabato ero un po' meno sciolto o forse mi ricordavo male, fatto sta che già sul muretto finale del primo tiro ho avuto qualche indecisione e il voletto (innocuo breve e "morbido") sul diedro mi ha dato il colpo di grazia. Che dire....una piccola grande bastonata sui denti. Complimenti a Silvan, sempre in gran forma, a Laura e al Baldo, ottimi compagni che vengono su dappertutto, e soprattutto a Lorenzo, il vero eroe della giornata. Quanto a me cercherò di essere più in forma la prossima volta, oppure a scegliere meglio le vie che vado a fare. Alla prox ciaoo stefano

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