venerdì 13 agosto 2010

Tre giorni, due spigoli!

Domenica sera, guardo le previsioni meteo su internet. Da mercoledì il tempo dovrebbe guastarsi; che facciamo? Breve telefonata a Silvan, poco meno di un'ora per preparare da zero tutta l'attrezzatura da roccia e per il campeggio. Speriamo di non aver dimenticato nulla. L'indomani mattina alle 5 Silvan è puntuale davanti a casa mia. Partiamo per una tre giorni sulle dolomiti.


Primo giorno, Spigolo Piaz al Sass Pordoi

L'auto corre veloce per le strade, è ancora buio, si vede che l'estate è ormai avanti. Alle sei e quaranta ci fermiamo a Agordo a fare colazione. Breve consultazione della guida e la via è decisa, sarà lo spigolo Piaz del Sass Pordoi. Alle 8 siamo al passo e alle 9 circa all'attacco, dopo un avvicinamento un po' faticoso (per me). Parto io su tiro semplice di quarto, prosegue Silvan su tiro di quinto. Sono all'ombra e mi raffreddo velocemente, parto e quando tocca a me il passaggio le mani sono completamente insensibili, non distinguo nemmeno se sto toccando un cordino o la roccia. Mi arrangio come posso e faccio il passaggio tirandomi sui chiodi. Segue tiro breve in A0, e un altro tiro ostico con passaggio di V+ su chiodi mobili. La via continua ora su lunghezze più facili. Ci alterniamo al comando fino a sbucare sulla vetta, tocca a me il tiro e vado a sostare sulla balaustra del rifugio Maria, mentre una dozzina di turisti mi osserva squadrandomi come se venissi da Marte. La prima via è andata. Segue lungo trasferimento a Canazei (evviva la coda delle 17) e installazione in campeggio, quindi cena.... in pizzeria, altro che veri alpinisti :-)


Secondo giorno, Spigolo Abram a Piz Ciavazes

Alle sette e trenta siamo sotto il paretone di Piz Ciavazes, per fare lo spigolo Abram. Con noi ci sono anche l'amico Andrea e sua figlia Alice, che sono in vacanza in Val Badia. Faremo due cordate. Non mi voglio dilungare troppo nel descrivere la via. Dirò solo che sono 12 tiri entusiasmanti su roccia (quasi) sempre molto buona, mai banali, con alcuni passaggi sostenuti. Una linea fantastica, complimenti ai primi salitori (che tra l'altro hanno continuato a nche dopo la cengia dei camosci). Io e Silvan ci alterniamo in testa alla cordata, così fanno anche Alice (complimenti!!!) e Andrea. Alle tre circa usciamo sulla cengia dei camosci sotto una grandinata. Per fortuna il tempo torna bello... e la soddisfazione è grande, durante la discesa, per la bella via. Segue di nuovo lungo trasferimento a Canazei (ma noi dobbiamo sempre tornare alle 17??) , quindi cena.... di nuovo in pizzeria, per via del meteo che non è il massimo (…..)


Terzo giorno

Ormai siamo appagati, la notte è piovuto e il cielo è grigio. Smontiamno con calma la tenda in campeggio.... alle nove siamo a passo sella. Che fare? Bighelloniamo fino a mezzogiorno alla città dei sassi, facendo qualche monotiro, qualche passaggio di bulder... poi all'una partiamo verso Padova. Intanto è pure uscito il sole... Il veloce viaggio di ritorno pone fine alla tre giorni. Una volta a Padova però non è facile ritrovarsi subito nella quotidianità... la testa è ancora lì a pensare agli spigoli fatti, e perchè no, a quelli ancora da fare. Ringrazio Silvan, grande compagno di cordata, con cui mi sono trovato benone ancora una volta. Grazie anche al Baldo, che costretto a Padova dal lavoro non ha smesso di pensare a noi, informandosi quotidianamente sulle nostre “peripezie”.

Alla prossima

1 commento:

Silvano ha detto...

Il campeggio ha un fascino particolare. Non importa se ci hanno dato un buco per la tenda, non importa se i bagni non erano proprio quelli di casa, non importa se non abbiamo fatto nemmeno una pastasciutta col fornelletto, sostengo che non ci sia niente di più bello di organizzarsi su una tenda, magari in montagna a dar sfogo alle proprie passioni alpinistiche, restare in loco dopo cena e riuscire a scorgere le cime col sole ormai tramontato, svegliarsi al mattino e rivedere le stesse cime scintillare sopra le proprie teste, sapere che da li a poco sarai su una di quelle pareti quasi a voler far parte di un frammento di storia e di vita di quella montagna. Penso che in parte ci siamo riusciti, quell'obiettivo l'abbiamo ottenuto; due vie di roccia che ti fanno sentire alpinista protagonista, sia per lo Spigolo Piaz e ancor di più per lo Spigolo Abram. Condividere poi tutto questo con Stefano è stato il massimo, anche perchè riesco a intravedere lo stesso modo di pensare e gli stessi obiettivi. Forse il terzo giorno c'era spazio per una vietta da pochi tiri, ma sinceramente le due belle e impegnative vie dei giorni precedenti ci avevano già dato quello che cercavamo lassù. E' vero Stefano, a casa la testa sta ancora arrampicando, riguardi le foto, riguardi le relazioni, cerchi di rendere logico tutto quello che è successo ma non ci riesci. Guardo verso i miei bimbi, mi resta una sola cosa da fare: "Ragazzi, papà vi racconta una storia di montagna, incredibile ma mi è successa davvero... ".

Semper ad altum.

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