lunedì 2 agosto 2010

Cason di Formin via Dallago Costantini

Oggi è una bella giornata. Mentre mi avvicino con i miei amici al Formin, nel sottobosco, sto bene a manica corta, ho voglia di di toccare la roccia con le mani. Giacomo (per gli amici di roccia Jak) è davanti a tutti, Stefano, Laura ed io un po' più indietro; Davide è dietro a noi di 100 metri, lo aspettiamo, dice di non stare bene: non arrampicherà con noi. Arriviamo all'attacco sudati dopo un caldo ghiaione in salita. Partiamo in 2 cordate: Jak ed io all'attacco originale diretta, Laura e Stefano sulla variante a sinistra più facile. Siamo a Nord-Ovest, mi alito sulla punta delle dita, mi sono messo il pile e fa fresco specialmente a star fermi. E' la prima volta che arrampico con jak, lo guardo da sotto mentre supera punti impegnativi, mi chiedo se sarò in grado di alternarlo nella via, il grado sulla relazione dice che posso farcela. Più su vedo Laura sulla sosta comune, mi accorgo che non ho messo niente 15 metri sotto di me, sono salito veloce su 2°, 3°, voglio mettere un salva vita, non riesco, non trovo niente, metto un chiodo? No, altri 3, 4 metri sono in sosta, è così che succedono gli incidenti. La via prosegue su gran diedro con punti di placca abbastanza lavorata, altre volte in fessura camino, gli appigli ci sono, chiodi o protezioni di via quasi niente, e non sempre ci si può proteggere. Dopo svariati tiri seguendo il diedro in ombra e freddo, sbuco finalmente al sole su ghiaie detritiche, a prima vista non capisco dove prosegue la via, decido di fare sosta da qualche parte e dopo vari tentativi riesco a piantare due chiodi su roccia sana (uno resterà sul posto per i posteri), interpretando poi con gli altri la relazione un po’ sommaria e non precisa, salgo fin sopra l’ultima parte sommitale della cima, sono veramente soddisfatto, obiettivo raggiunto. Mentre recupero guardo il panorama che si estende fino alle dolomiti di sesto, a poco a poco arrivano su gli altri e con ognuno mi congratulo. Jak: ottimo compagno di corda, altri mi avevano parlato bene di lui ma oggi l’ho sperimentato personalmente; Laura: combattiva e cocciuta nei passaggi impegnativi, complimenti per la convinzione. Stefano si è fatto tutta la via da primo, arrampico con lui da ormai 3 anni e mi son sempre trovato bene, continua così. La discesa è stata un po’ sofferta, non ci siamo capiti subito (grazie alla precisione della relazione…), comunque dopo doppie allungate, recupero tardivo dei chiodi di Jak e risalita della doppia, abbiamo beccato letteralmente la finestra di uscita (finestra di roccia), per poi scendere su ripido canalone fino all’attacco. Troviamo Davide che nel frattempo si è fatto un giro nei dintorni fino al Palmieri. E’ tardi decidiamo per un trancio di pizza e una birra a San Vito, siamo stanchi ma ormai la giornata si è conclusa alla grande e la fatica è solo un bel ricordo, scendiamo a valle alzando la testa guardando verso le vette, forse per portare a casa l’ultimo ricordo o forse per progettare la prossima avventura.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ben detto, Silvano. Effettivamente la via, nonostante il grado non fosse elevato, era un po' scorbutica per le poche protezioni e perchè a volte la roccia era compatta e non si metteva giu niente. Anche se le soste c'erano tutte era un pezzo che non mi capitava di piantare tre chiodi su una via. Insomma una di quelle salite che ti danno la sveglia, ogni tanto ci vogliono per ricordarti la differenza tra arrampicata e alpinismo. Che dire... complimenti alla cordata dei forti (Jack e Silvan), ma tanto che arano bravi lo sapevamo già. La vera sorpresa è stata Laura, sempre attenta, in un ambiente molto suggestivo, mi ha dato la carica e trasmesso la sicurezza giusta e oltre ad essersi destreggiata bene su passaggi ostici a cui non siamo certo abituati (vedi camini a incastro schiena piedi). Grande compagna di cordata... basta che te impari a cavare i ciodi :-) Grande anche il Baldo, a volte è più difficile rinunciare che fare la via... Della giornata mi sono portato a casa la vostra compagnia, la vetta assolata e la cresta della cima formin che spunta dietro gli
alberi del bosco, tornando alla macchina! Alla prox
Stefano

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