giovedì 6 gennaio 2011

Vaio della Bottiglia

Ecco la ricetta giusta per superare la pausa delle feste e tonificare il proprio corpo senza traumi (o quasi). Si decide un giorno libero da impegni, si cercano amici per condividere l’evento, si sceglie una meta per fare una salutare passeggiata, si cerca di sfruttare bene la giornata lavorando sulla muscolatura senza esagerare, specialmente se fuori allenamento e/o se si è esagerato con cibarie impegnative e ripetute, oziando nel periodo natalizio. Tutto questo avrebbe un senso logico sennonché la meta non fosse stata il Vaio della Bottiglia alle Piccole Dolomiti e forse ci è sfuggito il fatto che dislivelli da mille metri (circa) e canali a quaranta o quarantacinque gradi con neve fresca probabilmente bisogna affrontarli con un po’ più di allenamento. La nostra guida Alessio (nominata guida da me e Stefano per maggior esperienza nel campo) consiglia partenza alle cinque, e dopo doverosa colazione per strada, arriviamo al rifugio La Guardia con temperatura esterna di meno quattordici. Ci prepariamo e mentre si aspetta saltellando sul posto per non far ghiacciare anche il sangue, c’è chi cerca di organizzare al momento lo zaino ancora vuoto con borse borsette e attrezzature varie, gli altri aspettano increduli mentre il freddo domina il corpo e i pensieri. Dopo trentacinque minuti siamo a Campogrosso, e poi giù al primo ponte del sentiero, ci stiamo muovendo veloci e intravediamo già la nostra meta a destra del Molare, a vedere quella lunga lingua di neve da qua sembra molto verticale e fa impressione sapere che da lì a poco saremo proprio la. Nel frattempo troviamo uno sci alpinista che, mentre opera velocemente con le pelli di foca, scambiamo qualche opinione su come approcciarsi al vaio e comprendendo che conosce la zona ci consiglia un avvicinamento diverso dal previsto, effettivamente la pista da lui indicata è battuta e guadagniamo velocemente quota. Traversiamo fino ad una forcella, io sono già stanco mentre Alessio e Stefano sembrano controllare bene la fatica, ripenso a mia moglie che, anche se non è una alpinista, sembrava sapesse già che mi aspettava fatica e freddo, in effetti se penso al mio letto caldo e comodo abbandonato alle quattro e mezza mi viene quasi da darle ragione, ma neanche stavolta gli darò la soddisfazione della ragione. Dopo qualche saliscendi calziamo i ramponi, imbocchiamo il nostro canale, all’inizio facile ma, in alcuni tratti, neve fino al ginocchio, poi salendo gradi impegnativi che richiedono forza e tecnica, in qualche punto sento l’esigenza di una seconda piccozza, sia per la sicurezza sia per fare meno fatica. Siamo saliti un bel po’, mi sto divertendo, mi sento padrone della situazione, anche i miei amici si sentono in sintonia con l’ambiente, dei camosci sopra di noi ci sono venuti a salutare, arrivati forse dal vaio omonimo vicino. Guardiamo giù e verifichiamo che bisogna scendere piano e con attenzione faccia a monte, l’orologio ci dice che è tardi anche se mancano solo settanta ottanta metri all’uscita e con nostro rammarico facciamo inversione di marcia. Scendiamo prima adagio, poi più veloci faccia a valle ed ecco il nostro primo ostacolo: un salto di due tre metri con rocce e neve ci sbarra la strada; cerchiamo un tragitto alternativo ma apparentemente non c’è, quindi tiro fuori la corda dallo zaino e preparo con Stefano una doppia su due rami scovati sotto la neve. Scendo “alla Piaz”, poiché non ho voglia di tirar fuori l’imbrago per qualche metro di doppia, mi segue a ruota Alessio che tenta un nuovo metodo da lui inventato al momento ma alla fine applica la mia stessa tecnica, poi Stefano che calzava già l’imbrago. Discendiamo altri cinquanta metri ma non possiamo credere ai nostri occhi quando ci troviamo davanti ad un altro salto di sei sette metri senza possibilità di fissare una doppia, a questo punto all’unanimità scegliamo di ritornare su sui nostri passi fino al bivio che arriva dalla forcella fatto all’andata. Con un ennesimo sforzo, sulle tracce ormai coperte da continue cascatelle di neve, risaliamo a fatica (almeno per quel che mi riguarda) ancora una volta su neve fresca e raggiungendo in seguito la forcella tanto sospirata. Un po’ di cioccolata e tè bollente, poi giù ricalcando la pista del ritorno, prima un traverso in falso piano poi una gran discesa tipo pista da sci, tant’è che più volte Alessio avrebbe voluto avere i sui sci. In pochi minuti eravamo al ponte del sentiero, io ho tutte le gambe indolenzite ma ormai le difficoltà sono finite; via i ramponi, fondamentali protagonisti del giro, poi puntiamo prima a Campogrosso e poi nuovamente sulla strada ghiacciata che porta a La Guardia sulla quale più volte sono scivolato come un clown al circo rischiando brutte contusioni applaudito da Stefano e Alessio pubblico non pagante. Che dire: forse quando sentirò parlare in futuro di “vaio” cercherò di farmi trovare più in forma e allenato, ringrazio i miei amici Stefano e Alessio che mi hanno permesso di fare questa esperienza pur sempre impegnativa ma bella in un ambiente che amo e che rispetto. Con questo giro dichiaro chiusa la pausa delle feste ed è chiaro ormai che ho cominciato ad allenarmi, forse con una “scheda allenamento” un po’ pesante come primo giorno.

Semper ad altum.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

grande Silvan, il bello di queste sgroppate faticose al freddo è quando, il giorno dopo, a casa e con la pancia piena, si ripensa alle peripezie del giorno prima. Con un occhio diverso e più tranquillo si ride dei sacchetti di Alessio (che saluto, sperando in un suo prossimo commento), si ripensa alla fatica fatta e tutto sommato si è contenti e appagati dell'esperienza vissuta. Effettivamente sui pendii iniziali anch'io sentivo la morsa dei pandori nei polpacci, mentre sudavo uvetta e canditi. Poi per fortuna il freddo e la neve fresca hanno anestetizzato il tutto e in qualche modo sono riuscito a arrivare a fine giornata quasi indenne. Ancora oggi sento gli effetti "tonificanti" della giornata, sarà per via dell'età che avanza... Ad ogni modo ringrazio Silvan e Alessio, grandi amici forse un po' più pazzi di me (ma solo forse), le persone giuste con cui passare una giornata fuori dalla routine!! al prossimo vaio
Stefano

PS: se qualcuno del gasp dovesse andare a fare il ripetutissimo vaio della Bottiglia e trovasse delle chiavi di una opel corsa, sono mie!!
alla prossima

Andrea ha detto...

Ci metteremo a fare il setaccio di tutto il fondo del Vaio in primavera così ritroviamo le chiavi!!!

Grandi ragazzi, bella uscita, alla prossima....!!!

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