martedì 13 luglio 2010

Primo Spigolo della Tofana di Rozes, via Alverà-Pompanin

…dai che vi do qualcosa da leggere alla mattina mentre fate finta di lavorare….. J

Dopo una settimana estenuante, il venerdì passato a casa in malattia, per stare meglio decido che il Sabato devo assolutamente curare l’altra malattia, quella della montagna. Così, anche se la forma fisica non è il massimo, mi lascio convincere da Silvan. Si parte alle 5 da Padova. Destinazione primo spigolo della Tofana di Rozes. Giusto per non strafare guadagnamo l’attacco in meno di mezz’ora contro i quaranta cinquanta minuti previsti dalla relazione, e alle 8.30 siamo già pronti. Fatica sprecata perché in via, davanti a noi, ci sono già diverse cordate. Lascio partire Silvan, sicuramente più in forma e reduce da una uscita in Pendice con Laura la sera prima. Il secondo tiro tocca a me, ma subito ci rendiamo conto che sulla via si è formata una specie di coda tipo esodo di Ferragosto… inutile spingere o tentare improbabili sorpassi, tanto siamo ultimi, non ci resta che metterci a ruota. Così i tiri si susseguono, sempre su roccia eccezionale, proteggibili alla grande ma protetti il minimo indispensabile, mentre noi ci alterniamo a comando della cordata… con l’unica accortezza che i tiri con passaggi duri toccheranno inesorabilmente al mio compagno. Ad un certo punto, ad una sosta, aspettiamo quasi un’ora che venga il nostro turno… la passiamo a guardare e fotografare due cordate di extraterrestri alle prese con vie di un altro pianeta sulla gialla parete del pilastro della Tofana. Il ritmo si rompe inevitabilmente, e di lì in poi rallentiamo anche noi; i tiri che seguiranno saranno un continuo perdere e riprendere una cordata di austriaci che ci precede. Tutto questo fino a una piccola cengia, stretta ghiaiosa e quanto mai scabrosa, che funge da via di fuga per tutte le cordate che ci precedono. Noi invece, stoici e perseveranti, finiamo la via fino alla cima dello spigolo, ma non senza emozioni; prima si incastrano le corde mentre Silvan scala da primo, ed è costretto suo malgrado a farsi scarrucolare su un chiodo per disincastrarle. Poi arriva un temporalone, ma per fortuna, mentre ormai contavamo i minuti che ci separavano dalla bufera, gira verso il Falzarego e ci risparmia una bella lavata. Alla fine anch’io mi sento quanto mai spompato, e gli ultimi due tiri se li cucca Silvan, che arriva raggiante in cima dove attrezza una sosta con chiodi e martello. E alla fine, ultima chicca, estrae dallo zainetto un piccolo treppiede portatile per immortalare con un autoscatto la vetta conquistata! Marianna!! Il pensiero in vetta va agli amici che la domenica prima avevano conquistato il Gran Zebrù… Intanto complimenti a Silvan, e mentre scendiamo prima per cengia esposta e poi per facile mulattiera, penso che, anche se fisicamente non ero al meglio, la mia spompatezza è stata compensata dalla bravura e dall’entusiasmo del mio compagno (che ringrazio ancora). E penso anche che grazie a lui ho realizzato un sogno, e la lunghezza della via ha portato un po’ di requie alla mia voglia di roccia. Pensiero che però è durato poco. Già la domenica la malattia ha ripreso il sopravvento e sono tornato a sognare la prossima avventura.

Alla prossima dunque,

2 commenti:

Anonimo ha detto...

La verità è un po' diversa, ti sminuisci facilmente, lo spigolo non l'ho fatto da solo ma l'ha fatto pari come me, sono io che ti ringrazio contento di un amico come te capace. Il pilastro di fianco è incredibile: la parete est a sinistra dello spigolo è enorme, sembra che se stendi la mano riesci a toccarla, solo guardando chi si arrampica su di essa ti danno l'esatta prospettiva di quella surreale fiancata. E' stata una via che ci ha impegnati, proprio per questo meritevole.
Semper ad altum.
Silvan.

Andrea ha detto...

Sempre grandi ragazzi...a giovedì!

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