martedì 16 febbraio 2010

Via Le Scalette dell'Indria

Ore 6 e 30 partenza. Soliti ragionamenti di autolesionismo mentale: “Non potevo restare a letto? Che ci faccio in giro a quest’ora col buio? Il letto non era abbastanza comodo?” etc. . Stefano ed io scacciavamo questi pensieri convincendoci che è per passione, arrampicare è bello, la montagna ci chiama e via così, le solite barzellette. Solo dopo la colazione a Mori (tappa fissa dei pellegrini diretti in terra santa di Arco), riusciamo a svegliarci un po’ e ci rendiamo conto che probabilmente è una bella giornata, vale la pena sfruttarla. Arrivati sotto le Coste dell’Anglone, parcheggiamo l’auto e ci dirigiamo all’attacco della via, lasciando con qualche dubbio l’Opel Corsa vicino ad una proprietà privata: chissà se al ritorno sarebbe stata ancora li. Parto convinto al primo tiro: III °, riscaldamento. Il secondo tiro è per Stefano: IV°, III°, si muove bene, è in forma. Tocca a me il terzo tiro, mi accingo a fare quello che sarà il tiro chiave (almeno per me). Dulferone di VI°, non sono convintissimo, mi sento un po’ in difficoltà all’ uscita e chiaramente anche se ci fosse qualcosa per aiutarti quando sei in difficoltà non si fa mai trovare. Alla fine ne esco ma il passaggio lo realizzo imitando Big Jim (per quelli che lo conoscono), ad ogni modo sono contento di essere passato, mi sento come se avessi fatto goal ad una partita di calcio, mi dà coraggio per il resto della via. Osservo Stefano da secondo in Doulfer, passa bene, si vede che è allenato. Su ogn’uno dei tiri successivi c’è sempre il tratto impegnativo, mai da sottovalutare devo dire comunque tutti protetti. Al penultimo tiro Stefano apre uno tra i tratti più impegnativi della via: un bel diedrone anche visivamente parlando (guardatevi le foto su Picasa). Anche l’ultimo tiro non scherzava sebbene un po’ più facile, quello che mi rompe è che tutti gli spit di partenza, ultimo tiro compreso, erano sopra di 10 cm la mia massima estensione ed ogni volta dovevo alzarmi con i piedi di quei 10 cm che mi mancavano per rinviare. Una volta sopra una grossa stretta di mano confermava la contentezza, tempo di far la foto di vetta, far su le corde e giù a vedere se ritrovavamo l’auto. 11 tiri che mi hanno impegnato con soddisfazione, via protetta, roccia più che buona, consigliata. Io non ero al 100% e si è visto in alcuni tratti, comunque non è mancato il divertimento e l’appagamento. Ringrazio Stefano grande compagno di corda, che ha saputo compensarmi quando non ero al massimo e mia moglie, probabilmente ignara che la montagna per me non è una semplice “amica”.

2 commenti:

Andrea ha detto...

Grandissimi....ho visto la relazione ed è proprio bella....!!! Bella via grandi ragazzi.....a martedì!!!

Anonimo ha detto...

Commento ad una settimana di distanza. Bel sabato di divertimento arrampicatorio. La via è davvero simpatica, nè alpinistica nè sportiva, sempre roccia molto buona, basta non uscire dal percorso, altrimenti si rischia di cacciarsi in pericolose "rujane"... Intanto non credete a Silvan ("non ero al 100%..."). Giusto per dirne una nell'ultimo tiro io, da secondo, ho azzerato dove lui era passato in libera... In ogni caso tutti i passaggi ostici erano ben protetti, tutte le protezioni erano alla giusta distanza per la mia altezza :-D Un plauso al mio compare e alla prossima salita!! Ste

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