Sabato 15 febbraio sembrava il
giorno giusto per affrontare il Diedro Martini con Laura e con tutte le
convinzioni del caso, attacchiamo il caratteristico gran diedro canale. Per il
tardo pomeriggio dovrebbe piovere, per sicurezza alle prime luci siamo già in
posizione e con nostra delusione ci si presenta una linea bagnata da scivoli
d’acqua; non importa mi sono già trovato in queste condizioni: i primi tiri
sono facili possiamo farcela, poi si vedrà il da farsi sperando bene che i tiri
sopra la cengia siano asciutti. Saliamo con difficoltà ovvie le prime lunghezze
da 50 / 55 metri, l’ambiente è severo, alpinistico, con protezioni lunghe a
volte roccia non proteggibile, tratti oltre che bagnati anche friabili,
scariche di sassi che sibilano intorno a noi ci tengono sull’attenti scegliendo
linee nuove con soste improvvisate per
proseguire sicuri il più possibile. Arrivati alla grande cengia che
divide lo scudo dagli strapiombi, ci accorgiamo che la situazione non migliora,
anzi una volta fatti un paio di tiri a fatica su fango erba e rocce rotte, una
semplice liscia placca di quarto grado essendo bagnata non ci permette di
andare oltre senza rischiare. Da quella posizione poi si notava bene che la
parte superiore era anch'essa tutta bagnata e da coscienziosi scalatori
decidiamo di scendere avendo sfidato fin troppo la sorte. Cinque doppie, due
risalite per corda impigliata e due maglie rapide con tutte le difficoltà delle
corde fradicie, ci hanno permesso di scendere prima che cominciasse a piovere
alle 16.00. Restano tre cose di questa esperienza: la prima: l'amaro in bocca
per non essere riusciti a terminare la via; la seconda: la consapevolezza di
potercela fare perché asciutta è una via favolosa; la terza: un ringraziamento
e ammirazione per la mia amica e compagna d’avventure Laura che ha superato con
coraggio e determinazione momenti difficili e impegnativi.
Semper Ad Altum